Proteste in Romania contro il carovita. Mons. Robu, arcivescovo di Bucarest: "Bisogna
porre termine alla crisi morale"
La protesta contro il carovita e la corruzione in Romania è arrivata al suo 11.mo
giorno consecutivo. In tutte le principali città, come anche nella capitale Bucarest,
decine di migliaia di persone hanno manifestato in piazza chiedendo le dimissioni
del governo guidato dal premier Emil Boc. Al centro delle proteste, che oggi hanno
provocato le dimissioni del ministro degli Esteri, Teodor Baconschi, le politiche
fiscali volute dall’esecutivo e la dilagante povertà nel paese. A mons. Joan Robu,
arcivescovo metropolita di Bucarest, Stefano Leszczynski ha chiesto quali siano
le ragioni della protesta.
R. – A
giudicare dagli slogan gridati dalla gente, si può dire che le ragioni della protesta
sono la corruzione, la povertà, l’incompetenza e la corruzione dei governanti, la
rabbia di sentire tante bugie dalla propaganda del partito al potere, le ingiustizie
provocate dalla moltitudine delle tasse da pagare, e così via.
D. –
Eccellenza, qual è la situazione economica della Romania, oggi? C’è stato un miglioramento
dopo l’ingresso nell’Unione Europea del livello di vita, o la differenza sociale è
ancora molto forte all’interno del Paese?
R. – Direi che la situazione
economica si trova in una fase di transizione senza una meta chiara e senza la sapienza
della ricerca del bene comune. La gente è stanca di vedere come i governanti cerchino
soltanto i loro interessi, e non il bene del popolo. E poi, un miglioramento è stato
percepito senz’altro dopo l’ingresso nell’Unione Europea, però solo poche persone
hanno percepito un vero e stabile miglioramento. La maggior parte delle famiglie vive
in povertà. Ed è vero: la crisi economica è una crisi generale, e la Romania non ne
è risparmiata. Però, i governanti romeni – e questa è opinione comune – non hanno
nessuna idea del bene comune; sono però molto precisi nel cercare i loro interessi
e sfidano la gente con il loro egoismo e la loro prepotenza. Faccio anche un esempio.
Da molti anni cerco di incontrare il presidente della Repubblica – ho anche scritto
per questo – e anche il primo ministro, per un problema che riguardava la situazione
di una costruzione accanto alla nostra cattedrale, a causa della quale abbiamo avuto
un processo durato cinque anni. Sono anni che aspetto di essere ricevuto; nemmeno
hanno risposto alle mie lettere. Ecco: questo è un esempio dal quale si rileva chiaramente
la sfida, la prepotenza.
D. – E’ una situazione spesso difficile, quella
dei Paesi che sono usciti dall’ex-blocco comunista, Paesi di emigrazione verso l’Occidente.
Oggi questi lavoratori continuano a trovare un’occupazione all’estero, o questa situazione
si è fatta più difficile e ci sono forti ripercussioni anche all’interno del Paese,
in patria?
R. – Ci sono ripercussioni abbastanza gravi: intanto, le
famiglie sono divise perché una parte è all’estero, e una parte è in Romania; ci sono
le molte difficoltà vissute dai bambini che crescono senza la madre o addirittura
senza ambedue i genitori. Però, questa emigrazione forse ha anche un aspetto positivo
nel senso che quelli che lavorano all’estero riescono ad aiutare quella parte della
famiglia che si trova in Romania: mandano soldi in Romania. Poi, però, ci sono altri
aspetti che emergono piano piano. Per esempio, in Romania non si trovano più operai
perché sono tutti all’estero: sono partiti tutti perché qui, è vero, i posti di lavoro
sono pochi, sono mal pagati e quindi la gente cerca di andare altrove dove riceve
un salario migliore. Anche se devono far fronte a tante umiliazioni e a condizioni
di vita che, purtroppo, sono quelle che sono …
D. – Eccellenza, di cosa
avrebbe bisogno oggi la Romania per acquistare una stabilità sociale e una posizione
più serena nei confronti del futuro?
R. – Come tutti, anche in Europa,
dove esiste questa crisi economica, abbiamo bisogno di tornare ai valori dimenticati,
non di fare crescere ma di porre un termine alla crisi morale e alla crisi di fede
in cui ci troviamo, e da dove provengono tanti mali sia nell’economia, sia nella vita
sociale.
D. – Quindi, la secolarizzazione ha colpito in maniera molto
forte anche la Romania, anche a livello istituzionale?
R. – Sì: l’ha
colpita abbastanza fortemente e non nel lungo periodo, ma in pochissimo tempo. E questi
attacchi sono stati molto forti. (gf)