Ue: c'è l'accordo per le sanzioni contro l'Iran. Colpiti i contratti petroliferi e
la Banca centrale iraniana
L’Ue ha raggiunto un accordo sulle sanzioni petrolifere contro l’Iran, affinché Teheran
torni al tavolo dei negoziati circa il suo controverso programma nucleare. L’embargo
entrerà immediatamente in vigore per i nuovi contratti di forniture petrolifere, mentre
quelli in essere dovrebbero venire annullati entro il 1 luglio. Ad essere colpita
dalle sanzioni sarà anche la Banca centrale iraniana. Intanto, Teheran minaccia di
chiudere lo Stretto di Hormuz. Sull’efficacia di questa misura Stefano Leszczynski
ha intervistato Giandonato Caggiano, docente di diritto europeo presso l’Università
di Roma Tre:
R. – Da un punto di vista politico-economico si tratta
di un settore – quello petrolifero – dal quale l’Iran dipende fortemente nella sua
economia. Certo, la possibilità di queste “misure restrittive” dipende da un atto
di volontà dell’Unione Europea che segue un po’ l’analoga decisione degli Stati Uniti,
ma non del Consiglio di Sicurezza che certamente avrebbe un’efficacia molto maggiore.
Ma sappiamo che lì Cina e Russia si sono mostrate contrarie ed hanno applicato il
diritto di veto.
D. – Una delle grandi preoccupazioni dei 27 riguardava
le possibili ricadute economiche all’interno dell’Unione Europea …
R.
– E’ chiaro che da un certo punto di vista queste restrizioni al commercio producono
danni anche a chi le applica, perché è evidente che l’Europa dipende dal petrolio;
più o meno tutti gli Stati – nei loro approvvigionamenti energetici – dipendono dall’esterno,
e certo l’effetto può essere diverso perché ciascuno Stato ha un livello di maggiore
dipendenza dall’Iran e deve, comunque, cercare soluzioni alternative per l’approvvigionamento,
che poi non è mai esclusivamente valutabile in termini di solo petrolio, ma anche
di gas e di tutte le altre fonti energetiche. E’ evidente che la diversificazione
dei vari Paesi dall’approvvigionamento con l’Iran ha avuto la sua importanza, e siccome
le decisioni nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune (Pesc) devono
essere prese all’unanimità, si è dovuto mediare e, appunto, risulta che soprattutto
la Spagna e la Grecia fossero particolarmente preoccupate per le loro risorse energetiche.
D.
– Appare molto rilevante anche il lavoro diplomatico che l’Unione Europea sta conducendo
nei confronti dell’India, perché si unisca a queste sanzioni petrolifere – l’Asia
è il maggiore importatore di petrolio iraniano – e poi nei confronti dei Paesi del
Golfo per sostituire questa mancata produzione …
R. – Queste restrizioni
al commercio hanno, nella loro efficacia, una diversa importanza a seconda del fatto
che siano più o meno applicate dagli Stati che, concretamente, hanno rapporti commerciali
con l’Iran. E quindi, l’India è particolarmente collegata con grandi richieste, oltre
alla Cina; ma l’India non fa parte del Consiglio di Sicurezza, non ha comunque diritto
di veto. Però, certo, la sua posizione avrebbe un grande impatto e l’altro versante
è – evidentemente – quello della sostituzione della fonte iraniana con quella di altri
produttori di petrolio, e su questo però non mi sembra che ci siano problemi, perché
Riad ha fatto sapere che intende accrescere la sua produzione per compensare. Dunque,
è un gioco a scacchi in cui da una parte ci sono l’Iran, ci sono minacce come quella
della chiusura dello Stretto di Hormuz e tutta la tecnica che ha dispiegato finora
per andare avanti nel programma nucleare; e dall’altra, invece, c’è l’opposto tentativo
di creare una coalizione che riduca l’autonomia economica. E questo braccio di ferro
sarà vinto se si accrescerà il consenso da parte dei soggetti che importano petrolio
dall’Iran e dunque possono fare la differenza.
D. – Professore, si sottolinea
che questa politica di sanzioni nei confronti dell’Iran seguirà comunque un doppio
binario. Quindi, si continuerà a lavorare per tentare di portare Teheran nuovamente
al tavolo dei negoziati sul programma nucleare. Questo tipo di politica secondo lei
è realizzabile?
R. – Sono anni che questo braccio di ferro va avanti
e fino ad oggi l’Iran ha continuato il suo programma, promettendo di tornare al tavolo,
di accettare controlli da parte dell’Aiea e comunque di avere un atteggiamento di
negoziato. Ma poi, in ultima istanza, finora, ha sempre prevalso l’indirizzo molto
preciso di assumere decisioni in piena sovranità: è veramente una lotta dei nervi
in cui si inserisce, naturalmente in maniera molto importante, questa decisione odierna
di bloccare le importazioni di petrolio per i 27 Paesi dell’Unione Europea. (gf)