La Croazia ha detto sì all'adesione all'Unione europea. Nel referendum di ieri, il
66,24% degli elettori - oltre 4 milioni gli aventi diritto - si è pronunciato a favore
dell'adesione. A partire dal primo luglio 2013 la Croazia, secondo Paese ex jugoslavo
dopo la Slovenia, diverrà il 28.mo Stato membro dell'Unione europea. In un momento
di crisi economica generale, il tasso di partecipazione è stato del 43,55%, il più
basso mai registrato in una qualsiasi tornata elettorale tenutasi in Croazia. Finora
l'affluenza minima in un referendum sull'adesione all’Ue era stata quella registratasi
in Ungheria nel 2003, quando votò il 45,6% degli aventi diritto. “La Croazia ha detto
il suo grande sì all'Unione europea, dalla quale si attende molto, e sono convinto
che i croati sapranno cogliere questa occasione”, ha dichiarato il presidente della
Repubblica, Ivo Josipovic, dopo l'annuncio dei risultati. Soddisfazione è stata espressa
anche dalle istituzioni di Bruxelles. Benedetto XVI, nel suo viaggio in Croazia, nel
giugno 2011, in occasione della prima Giornata nazionale delle famiglie cattoliche
croate, aveva ricordato che la nazione fin dalle origini “appartiene all’Europa e
ad essa offre, in modo peculiare, il contributo di valori spirituali e morali che
hanno plasmato per secoli la vita quotidiana e l’identità personale e nazionale dei
suoi figli”. A vent’anni dalla proclamazione dell’indipendenza, nel 1991, la storia
di questo Paese - aveva sottolineato il Papa - “può costituire un motivo di riflessione
per tutti gli altri popoli del Continente” europeo, aiutandoli “a conservare e a ravvivare
l’inestimabile patrimonio comune di valori umani e cristiani”: “possa così questa
cara nazione, forte della sua ricca tradizione, contribuire a far sì che l’Unione
europea valorizzi appieno tale ricchezza spirituale e culturale”, aveva auspicato
il Pontefice. (A cura di Giada Aquilino)