Pakistan. Sequestro dei due cooperanti: alcuni arresti, ma il governo ritira la licenza
alla loro Ong
La polizia di Multan ha arrestato 12 persone, sospettate di essere coinvolte nel sequestro
di Giovanni Lo Porto e di Bernd Johannes, i due cooperanti dell’Ong tedesca “Welthungerhilfe”
(Whf) (“Aiuto alla fame nel mondo”), rapiti il 19 gennaio a Multan, in Punjab. La
notizia, pubblicata dalla stampa locale, è stata confermata all'agenzia Fides da fonti
nella società civile di Multan. Fonti locali di Fides aggiungono nuovi risvolti su
quello che localmente viene definito “il giallo del sequestro”: il governo pakistano
ha ritirato all’Ong Whf l’autorizzazione a svolgere le proprie attività umanitarie
a Multan, definendole “sospette”. La portavoce di Whf a Bonn (Germania), Simone Pott,
ha detto che “è un’accusa molto dura”, affermando di non poter confermare né rilasciare
commenti o dettagli. “Si tratta di una mossa ingiusta e indegna, in quanto Whf sta
lavorando per la ricostruzione post alluvione e ha messo in campo progetti per quasi
300 milioni di dollari, in favore delle vittime”, nota in un colloquio con Fides Rashid
Rehman Khan, responsabile dell’Ong pakistana “Human Rights Commission of Pakistan”
(Hrcp) a Multan. Rehman Khan spiega: “Non vi è chiarezza sulla vicenda. L’area del
sequestro è presidiata da militari e forze di scurezza. E’ incomprensibile come un’azione
di tal genere possa essere passata inosservata. L’opinione pubblica sospetta il coinvolgimento
dei militari pakistani e dei servizi segreti. Whf si occupa solo di aiuti umanitari,
perciò definirla sospetta è irragionevole. Il suo allontanamento nuocerà a tanta povera
gente”. La Hrcp, una delle principali Ong pakistane, impegnata nella difesa dei diritti
umani, si appella al governo: “Chiediamo che si faccia il possibile – prosegue Khan
– per il rilascio immediato dei due cooperanti; e che il governo assicuri protezione,
garanzie e diritti legali a ogni cittadino. Ribadiamo che gli operatori umanitari
fanno solo opera di aiuto e non sono elementi antistatali o cospiratori. Crediamo
che tale vicenda leda l’immagine e la credibilità internazionale del Pakistan”. (R.P.)