Pakistan: i vescovi auspicano la creazione di una Commissione per gli 8 milioni di
non musulmani
Le minoranze religiose in Pakistan ammontano a circa 8 milioni di abitanti su una
popolazione di oltre 172 milioni. Queste le nuove cifre non ufficiali diffuse dal
governo di Islamabad (l’ultimo censimento ufficiale risale infatti al 1998). La minoranza
più numerosa è quella indù, con circa 4,2 milioni di fedeli, seguita dai cristiani,
3,9 milioni. I Sikh sono circa 15mila, mentre le altre comunità religiose, molto più
piccole, includono parsi, bahai e ahmadi, con circa 5.000 aderenti. “La questione
delle minoranze è cruciale nella nazione”, si legge in un memorandum della Commissione
“Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale pakistana inviato al Ministero federale
per i diritti umani. Nel documento, riportato dall’agenzia Fides, si esprime l’urgenza
“di cambiamenti nella Costituzione, di leggi e politiche che assicurino il restauro
dei diritti civili, politici, sociali, culturali ed economici per le minoranze”. La
Commissione chiede, inoltre, l’istituzione di un’apposita “Commissione per i diritti
umani e le minoranze”, con i poteri di un Tribunale, e di invitare nel Paese l’Osservatore
speciale Onu per la tolleranza religiosa. I vescovi pakistani rilevano, infatti, la
presenza di discriminazioni e pregiudizi verso le minoranze, soprattutto nel sistema
di istruzione. “Il Pakistan “, si afferma, “è un Paese democratico, ma la sua struttura
legale somiglia a uno Stato teocratico” in cui “la Costituzione non riconosce esplicitamente
le minoranze etniche e religiose, sebbene si riferisca alle minoranze in diversi passi”.
La Commissione dei vescovi denuncia anche il diffuso fenomeno del “land grabbing”
(accaparramento delle terre) sulle proprietà delle minoranze religiose (terreni, luoghi
di culto, edifici) come accaduto di recente al complesso della Caritas a Lahore. (M.R.)