Intervento di padre Bentoglio del dicastero dei Migranti agli esperti portoghesi riuniti
a Fatima
“Il Portogallo è un Paese di emigrazione e di immigrazione insieme” con flussi recenti
di immigrati in arrivo da Brasile, Romania, Capo Verde, Ucraina, Regno Unito e Cina.
È il quadro che padre Gabriele F. Bentoglio, sottosegretario del Pontificio Consiglio
per la Pastorale dei Migranti, ha delineato nel discorso che questa mattina ha tenuto
durante una Conferenza a Fatima. Il rappresentante vaticano – che da ieri è nella
cittadina mariana portoghese per una serie di incontri – è intervenuto nell’ambito
del 12.mo Incontro di Formazione degli Operatori pastorali per le migrazioni, che
si conclude oggi.
Parlando di “Orientamenti pastorali per l’attuale realtà
migratoria”, e ricordando come nel solo Portogallo nel 2009 si contavano quasi 500
mila immigrati su un totale di oltre dieci milioni di abitanti nel Paese (cioè il
4,25% della popolazione totale), padre Bentoglio ha spostato la sua riflessione su
un piano spirituale e pastorale. “Lo straniero che attraversa le frontiere – ha affermato
– ha sete di rapporti nuovi e universali, rendendo attuale il mistero della Pentecoste.
Ecco perché le Chiese locali, che devono confrontarsi con una presenza crescente di
persone giunte da altre aree geografiche e culturali, non possono rimanere indifferenti”.
In effetti, ha proseguito, “il migrante obbliga ciascuno di noi ad ‘emigrare’ da noi
stessi verso la comunione e l’universalità. Nell’esperienza di un’accoglienza autentica,
la presenza del migrante diventa provvidenziale per tutti”. Dunque, ha concluso padre
Bentoglio, “la domanda di fondo della nostra sollecitudine pastorale non è più ‘quale
pastorale’ e ‘quale missione’, ma ‘verso quale ecclesiologia’ ci stiamo incamminando,
assumendo come banco di prova proprio la pastorale dell’accoglienza”.