2012-01-21 15:05:10

Sicilia: riprende il trasporto merci. Mons. Manzella: non blocchi ma politiche oculate


Al sesto giorno dal suo inizio, in Sicilia si allenta la protesta del movimento “Forza d’urto” che riunisce alcune categorie di lavoratori e piccoli imprenditori fra cui autotrasportatori, agricoltori e pescatori. Nell’isola, stremata dalla mancanza di carburante, è ripreso il trasporto delle merci e sono cessati i blocchi delle strade, tuttavia i leader del movimento hanno annunciato che rimarranno sit-in di protesta fino al 26 gennaio. A placare gli animi ha contribuito la decisione di inserire nel decreto liberalizzazioni del governo la possibilità di anticipare il recupero delle accise per gli autotrasportatori. Intanto, il prefetto di Palermo non ha escluso punti di contatto tra la criminalità organizzata e alcuni gruppi di manifestanti. Per un commento sulle proteste e la situazione sull’isola, Marco Guerra ha sentito mons. Vincenzo Manzella, vescovo di Cefalù e delegato per i problemi sociali della Conferenza episcopale siciliana:RealAudioMP3

R. – Il disagio c’è, si avverte ed è grande. Non saranno però né gli scioperi e né le proteste a risolvere il problema, che andrà quindi risolto con soluzioni politiche e di lavoro lungimiranti. La grande preoccupazione che avverte tutto il Sud è proprio la mancanza di lavoro. Dove manca il lavoro, manca il dignitoso vivere. Che ci sia tanta preoccupazione, quindi, è innegabile. Noi ci sforziamo di stare vicino alla nostra gente, intervenendo anche con le Caritas parrocchiali. Tanta gente si rivolge ai centri Caritas per il pacco-viveri, e la richiesta va man mano aumentando.

D. – La protesta unisce diverse categorie: autotrasportatori, agricoltori e pescatori... Che impressione le ha fatto questo movimento?

R. – Si coglie il disagio generale. Sentivo proprio ieri che qui, a Cefalù, ci sarebbe stata una manifestazione di sciopero dei muratori, cioè di quella gente che lavora alla giornata per guadagnarsi di che vivere. Questo avviene perché le imprese sono ferme, i cantieri sono bloccati, e perché non arrivano quei finanziamenti e quegli aiuti per i lavori pubblici che si attendevano. Il disagio, lo ripeto, si avverte ed è generale.

D. – Si sente di mandare un messaggio di speranza e di riconciliazione alle diverse categorie e alle diverse anime di questa protesta?

R. – Noi ci auguriamo che, da questi sacrifici che oggi l’Italia sta facendo, possa nascere davvero una nuova realtà e che la crisi possa essere vissuta anche come un’opportunità. Se la crisi serve per far cambiare rotta, per far prendere coscienza, per far dire che non si può continuare in questo modo e che vanno trovate altre soluzioni, più degne di un vivere civile ed umano, ben venga la crisi. Ed allora, ecco il mio messaggio: apriamoci alla speranza. (vv)







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