Messa del cardinale Sodano in ricordo di mons. Giovanni D’Andrea
“Pastore generoso e artefice di pace”: così, citando il messaggio di cordoglio di
Papa Benedetto XVI, il cardinale Angelo Sodano ha ricordato i cinquant’anni di servizio
alla Chiesa dell’arcivescovo Giovanni d’Andrea, presiedendo all’altare della Cattedra
della Basilica di San Pietro una solenne messa di suffragio. Con lui hanno concelebrato
il cardinale Giovanni Battista Re e il fratello del defunto, l’arcivescovo Giuseppe
De Andrea, oltre ad altri porporati fra i quali Walter Brandmüller, Agostino Cacciavillan,
Giovanni Coppa, Paolo Sardi, numerosi arcivescovi e vescovi fra i quali Dominique
Mamberti, segretario per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, ed Edwin
Frederick O’Brien Pro-Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme,
molti presbiteri. Hanno assistito i cardinali Andrea Cordero Lanza di Montezemolo,
Carlo Furno e Jean Louis Tauran e altri arcivescovi e vescovi; nonché il Governatore
Generale dell’Ordine del Santo Sepolcro, prof. Agostino Borromeo, con membri del Gran
Magistero, luogotenenti e centinaia di dame e di cavalieri, un gruppo dei quali,
in divisa, aveva vegliato ieri la salma nella chiesa di Santo Stefano degli Abissini
ed oggi per i funerali ha prestato servizio d’onore nella Basilica Vaticana. L’arcivescovo
Giovanni D’Andrea, come Gran Priore della Luogotenenza per l’Italia Centrale e Sardegna,
aveva, infatti, prestato un lungo e generoso servizio in favore dell’Ordine per la
Terra Santa. E questo è stato ricordato nell’omelia dal cardinale Sodano che ha sottolineato
come suo fratello, l’arcivescovo Giuseppe, accanto a lui nella celebrazione dell’Eucaristia,
è attuale assessore dell’Ordine. Ma il Decano del Collegio Cardinalizio, che è stato
Segretario di Stato, ha voluto soprattutto evocare lo spirito di servizio e di amore
del defunto, nunzio apostolico in Angola, negli anni in cui la nazione era dilaniata
dalla guerra fratricida, un impegno per il quale ricevette una speciale testimonianza
di gratitudine da Paolo VI che lo aveva colà inviato; e poi l’attività diplomatica,
svolta sempre come nunzio, nell’Iran e in Algeria, Tunisia e Libia. Egli era poi stato
per un ventennio vicepresidente dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica e per
un decennio anche presidente del Consiglio di amministrazione della Libreria Editrice
Vaticana. (A cura di Graziano Motta)