Al via la Coppa d'Africa in Guinea Equatoriale e Gabon tra speranze e contraddizioni
Coppa d’Africa, vetrina importante di fronte al mondo per Guinea Equatoriale e Gabon,
Paesi organizzatori del torneo di calcio continentale per Nazioni, che prende il via
questa sera. Molte le contraddizioni dietro l’iniziativa, che ha richiesto un grosso
impegno economico e che suscita l’interesse internazionale di appassionati di sport
e non solo. Il servizio di Giulio Albanese:
Questa sera,
nella gara d’esordio della Coppa d’Africa, quando alle 19.30 a Bata, la Guinea Equatoriale
affronterà la Libia, a scendere in campo sarà la nuova Africa, quella del nuovo corso.
Gli spettatori vedranno la nazionale libica, vestita, per la prima volta, con una
maglia rossa, e non più verde, a significare che ormai il regime di Gheddafi non c’è
più. Ma attenzione, non è tutto oro quello che luccica: basti pensare proprio al Gabon,
con un sistema che alcuni osservatori hanno definito “monarchia dinastica” sotto il
mantello della Francia che mantiene corposi interessi in questa sua ex colonia dell’Africa
Occidentale, grande poco meno dell’Italia, con appena un milione e mezzo di abitanti,
e ricca di giacimenti petroliferi in cui paradossalmente cresce a dismisura il divario
tra ricchi e poveri.
E proprio sul Gabon, sentiamo la testimonianza del
padre clarettiano, Giuseppe Butti, da anni missionario in questo Paese, intervistato
da Giancarlo La Vella:
“Le infrastrutture
che sono state create per la Coppa d'Africa serviranno per la gente. Si tratta di
uno sviluppo che resterà, ma la nostra preoccupazione è quella di parlare della giustizia.
Il Gabon è ricco, ma la gente non usufruisce di tutte queste ricchezze. Bisogna impegnarsi
a promuovere la giustizia, l’equa distribuzione delle risorse, occorre dare lavoro
a tutti, educazione e assistenza sanitaria. C’è un grande sforzo da fare ancora”.