Siete un dono dello Spirito Santo al nostro tempo: così il Papa al Cammino Neocatecumenale
“La Chiesa ha riconosciuto nel Cammino un particolare dono che lo Spirito Santo ha
dato ai nostri tempi”. Così Benedetto XVI nel discorso rivolto questa mattina a 7mila
aderenti al Cammino Neocatecumenale. Nel corso dell’udienza è stato anche consegnato
e letto il Decreto con cui si concede “l’approvazione di quelle celebrazioni contenute
nel direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale che non risultano già normate
dai Libri liturgici della Chiesa”. Il Santo Padre ha anche inviato 17 nuove missio
ad gentes in tutto il mondo. Il servizio di Debora Donnini.
Il Cammino
Neocatecumenale è “un particolare dono che lo Spirito Santo ha dato ai nostri tempi”.
Sono le parole che il Papa ha rivolto alle 7mila persone che hanno affollato l’Aula
Paolo VI e accolto il Pontefice con canti ed applausi. Benedetto XVI ha messo in evidenza
l’importanza dell’annuncio del Vangelo che il Cammino porta avanti in zone scristianizzate
del mondo, dove “il secolarismo ha eclissato il senso di Dio”, o dove il Vangelo non
è stato mai annunciato. “Qui il vostro impegno e la vostra testimonianza siano come
il lievito che, con pazienza, rispettando i tempi, con sensus Ecclesiae, fa crescere
tutta la massa”. Il Papa ha anche ringraziato le tante famiglie presenti con i loro
figli che partono e abbandonano sicurezze materiali per annunciare Cristo risorto:
“La Chiesa – ha detto – ha bisogno di voi per la nuova evangelizzazione”. E le ha
inviate a non avere timore: “Chi porta il Vangelo non è mai solo”. Oggi, infatti,
il Papa ha inviato 17 nuove missio ad gentes, ciascuna composta da tre o quattro famiglie
numerose accompagnate da un sacerdote:
“In questi decenni di vita
del Cammino un vostro fermo impegno è stato di proclamare il Cristo Risorto, rispondere
alle sue parole con generosità, abbandonando spesso sicurezze personali e materiali,
lasciando anche i propri Paesi, affrontando situazioni nuove e non sempre facili.
Portare Cristo agli uomini e portare gli uomini a Cristo: questo è ciò che anima ogni
opera evangelizzatrice. Voi lo realizzate in un cammino che aiuta a far riscoprire
a chi ha già ricevuto il Battesimo la bellezza della vita di fede, la gioia di essere
cristiani”.
Durante l’udienza risuonano le parole del Vangelo proclamato:
“Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Seguire Cristo
comporta anche “spezzare l’individualismo che spesso caratterizza la società del nostro
tempo - ricorda ancora il Papa - per sostituire l’egoismo con la comunità dell’uomo
nuovo in Gesù Cristo”. Questo avviene in un rapporto personale con Lui ma anche inseparabilmente
nel credere con la sua Chiesa:
“La Chiesa ha riconosciuto nel Cammino
un particolare dono che lo Spirito Santo ha dato ai nostri tempi e l’approvazione
degli Statuti e del “Direttorio Catechetico” ne sono un segno. Vi incoraggio ad offrire
il vostro originale contributo alla causa del Vangelo. Nella vostra preziosa opera
ricercate sempre una profonda comunione con la Sede Apostolica e con i Pastori delle
Chiese particolari, nelle quali siete inseriti: l’unità e l’armonia del Corpo ecclesiale
sono un’importante testimonianza a Cristo e al suo Vangelo nel mondo in cui viviamo”.
Il
discorso di Benedetto XVI si sofferma sulla Liturgia. “Nell’azione liturgica della
Chiesa c’è la presenza attiva di Cristo Risorto che rende presente ed efficace per
noi oggi lo stesso Mistero pasquale”, sottolinea, ricordando che “questa opera del
Signore Gesù, che è il vero contenuto della Liturgia, l’entrare nella presenza del
Mistero pasquale, è anche opera della Chiesa, che, essendo suo corpo, è un unico soggetto
con Cristo”. Oggi è stato anche consegnato il Decreto con cui il Pontificio Consiglio
per i Laici approva “le celebrazioni contenute nel Direttorio Catechetico del Cammino
Neocatecumenale, che non sono strettamente liturgiche, ma fanno parte dell’itinerario
di crescita nella fede”. “E’ un altro elemento – ha detto - che vi mostra come la
Chiesa vi accompagni con attenzione in un paziente discernimento, che comprende la
vostra ricchezza, ma guarda anche alla comunione e all’armonia dell’intero Corpus
Ecclesiae”. Quindi il Papa ha citato gli Statuti: “l’Eucaristia è essenziale
al Neocatecumenato, in quanto catecumenato post-battesimale, vissuto in piccole comunità”.
“Proprio
al fine di favorire il riavvicinamento alla ricchezza della vita sacramentale da parte
di persone che si sono allontanate dalla Chiesa, o non hanno ricevuto una formazione
adeguata, i neocatecumenali possono celebrare l’Eucaristia domenicale nella piccola
comunità, dopo i primi Vespri della domenica, secondo le disposizioni del Vescovo
diocesano”.
Benedetto XVI ricorda che l’Eucaristia è aperta a tutti
coloro che appartengono alla sua Chiesa e che la celebrazione in piccole comunità
“regolata dai Libri liturgici, che vanno seguiti fedelmente, e con le particolarità
approvate negli Statuti del Cammino, ha il compito di aiutare quanti percorrono l’itinerario
neocatecumenale a percepire la grazia dell’essere inseriti nel mistero salvifico di
Cristo, che rende possibile una testimonianza cristiana capace di assumere anche i
tratti della radicalità".
“Al tempo stesso, la progressiva maturazione
nella fede del singolo e della piccola comunità deve favorire il loro inserimento
nella vita della grande comunità ecclesiale, che trova nella celebrazione liturgica
della parrocchia, nella quale e per la quale si attua il Neocatecumenato (cfr Statuti,
art. 6), la sua forma ordinaria. Ma anche durante il cammino è importante
non separarsi dalla comunità parrocchiale, proprio nella celebrazione dell’Eucaristia
che è il vero luogo dell’unità di tutti, dove il Signore ci abbraccia nei diversi
stati della nostra maturità spirituale e ci unisce nell’unico pane che ci rende un
unico corpo”.
Accolto con grande gioia, il testo stesso di approvazione
è stato letto da mons. Josef Clemens, segretario del Pontifico
Consiglio per i Laici:
“Il Pontificio Consiglio per i Laici, avuto
il parere favorevole della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti,
concede l'approvazione a quelle celebrazioni contenute nel Direttorio Catechetico
del Cammino Neocatecumenale che non risultano per loro natura già normate dai Libri
liturgici della Chiesa”.
“Con decreto dell'11 maggio 2008 - recita
ancora il Decreto - il Pontificio Consiglio per i Laici ebbe ad approvare in modo
definitivo lo Statuto del Cammino Neocatecumenale e, successivamente, dopo aver debitamente
consultato la Congregazione per la Dottrina della Fede, con decreto del 26 dicembre
2010, diede la sua approvazione alla pubblicazione del Direttorio catechetico come
sussidio valido e vincolante per le catechesi del Cammino Neocatecumenale” .
Durante
l’udienza è stato anche eseguito dall’orchestra il brano del Resurrexitdella Sinfonia sulla Sofferenza degli Innocenti. E Kiko Arguello,
uno degli iniziatori del Cammino, ha raccontato la missione che tante famiglie inviate
nel mondo compiono:
“Abbiamo sentito queste famiglie, che sono ad
Amsterdam, a Brooklyn e in tanti posti, e ci siamo commossi. Dopo sei anni i pagani
hanno cominciato ad avvicinarsi e hanno creato una comunità: piccole comunità di persone
che non conoscevano Cristo – divorziati, gente ferita, alcolizzata – e che hanno trovato
in noi un’accoglienza, un amore enorme. Molti hanno detto: 'Vi ringrazio, perché mai
sarei entrato in una chiesa'”.
E’ forte, infatti, l’impegno del
Cammino sul fronte della nuova evangelizzazione. Le 17 nuove missio ad gentes andranno
in tutto il mondo: 12 in Europa – ad Albi, Nizza, Bayonne, Tolone, Strasburgo, Lione,
Anversa, Lubiana; Sarajevo, Tallin in Estonia; Vienna e Manchester; 4 in America -
tre a Boston e una in Venezuela - ed una in Africa a Libreville, in Gabon. Sono state
mandate anche altre famiglie per alcune missio ad gentes già formate tra gli aborigeni
australiani, nella Papua New Guinea e in Ucraina. Queste missio si vanno ad aggiungere
alle altre 40 già inviate da Benedetto XVI negli anni precedenti. E, dunque, la missione
continua.
Al termine dell’udienza con il Papa al Cammino neocatecumenale,
Roberto Piermarini ha raccolto la testimonianza di una famiglia spagnola in
missione ad gentes a Stoccolma, in Svezia, Estanislao e Maricarmen,
e di don Manuel, il sacerdote cileno che li accompagna:
D. - Estanislao,
qual è stata la vostra esperienza?
R. – In 15 anni di missione, abbiamo
visto il Signore in tutto. Siamo arrivati in Svezia in condizioni precarie ma il Signore
ci ha sempre preceduto.
D. – Quanti figli avete?
R.
– Nove.
D. – Come madre, Maricarmen, come stai vivendo questa esperienza,
con questi nove figli a Stoccolma?
R. – Io vedo che Dio ci protegge
da tutto. Ecco, con questa fiducia andiamo avanti, perché ogni tanto avvertiamo la
paura, l’angoscia, ma sento che Dio provvede a tutto e i nostri figli sono con noi
in comunità. Hanno questo spirito, questa gioia, quindi siamo molto contenti.
D.
- Ci sono dei frutti dopo 15 anni di missione?
R. - Si, i frutti ci
sono, specialmente per tanti fratelli che avevano una vita distrutta… il Signore
ha dato loro una nuova vita.
D. – Don Manuel, come presbitero, come
stai vivendo l'esperienza della missione a Stoccolma?
R. – Prima di
tutto, è una nuova realtà dell’evangelizzazione. Vedo che si dedicano al cento per
cento al servizio della nuova evangelizzazione, un nuovo modo di portare Cristo attraverso
la Chiesa vivente, non partendo dalle strutture, ma partendo dalle persone che testimoniano
Cristo che ha vinto la morte. Anche per me, come sacerdote, è un grande aiuto perché
non sono da solo in quest’opera. Non sono io – Don Manuel – che faccio la missione,
ma tutta una comunità, un insieme di fratelli con diversi carismi, che portano Cristo
alle persone che sono sole.
D. – Le maggiori difficoltà in Scandinavia,
dal punto di vista pastorale?
R. – La solitudine: persone che vivono
da sole, incapaci di relazionarsi. Noi veniamo da una cultura meridionale. Io vengo
dal Cile, un Paese dove la gente comunica, si relaziona, chiede aiuto, si associa…
In Svezia, le persone vivono da sole. Hanno difficoltà a trovare amicizie, a trovare
veramente quel calore umano che possa accogliere l’altra persona. Ed è una benedizione
del Signore vedere, in questa missione, le persone che si amano, che vivono in umiltà,
in un Paese dove l’unità e l’allegria si vedono molto poco.