2012-01-20 12:53:31

Problemi e opportunità dei migranti asiatici in Europa: concluso a Manila il viaggio di Caritas-Migrantes


Si conclude oggi il quarto viaggio intercontinentale di studio del Dossier Statistico Immigrazione Caritas-Migrantes, dedicato quest’anno al tema “Asia-Italia: scenari migratori”. Fausta Speranza ha raggiunto telefonicamente a Manila mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma, per parlare in particolare della realtà della comunità dei filippini:RealAudioMP3

R. – Siamo andati in un Paese, che si chiama Lemery ed abbiamo visto ed incontrato gli emigranti che sono ritornati dall’Italia. Abbiamo visto come, con le rimesse, sono riusciti a creare un Paese nuovo, dove i bambini vanno a scuola in classi nuove. C’è una situazione di novità per quanto riguarda questi ambienti.

D. – Lei è direttore della Caritas diocesana di Roma: che cosa l’ha colpita di queste comunità che lei segue da vicino qui a Roma?

R. – La prima cosa che mi ha colpito è un’espressione che ho sentito dagli emigranti di ritorno: parlano di famiglia transazionale. Significa che magari hanno un fratello in Canada, un altro in Europa, e magari anche i genitori si trovano nei Paesi europei. Abbiamo incontrato ad esempio dei ragazzi che avevano i loro genitori in Italia. Un ragazzo di 17 anni ci raccontava che erano ben quattro anni che non vedeva i suoi genitori e che loro avrebbero voluto che lui andasse in Italia, ma lui non se la sentiva di lasciare il suo ambiente ed i suoi amici. C’è quindi questa realtà di famiglie spezzate e dilaniate. Questa mattina siamo andati a parlare con l’arcivescovo di Manila, ed abbiamo incontrato anche il vescovo ausiliare, che è poi il direttore della Caritas nazionale delle Filippine. Entrambi hanno convenuto con noi che l’unità della famiglia, divisa per via delle migrazioni, è uno dei problemi più grandi. Ci dicevamo soprattutto che la pastorale della Chiesa, l’intento della Chiesa delle Filippine – che dev’essere poi anche il nostro intento ed impegno come città di Roma – è quello di aiutare le persone a non far acquisire una mentalità consumistica, che può andare a turbare il patrimonio culturale e religioso di questo popolo. Patrimonio che, lo abbiamo visto, è molto ricco. Così la celebrazione dell’Eucaristia, che vede anche una presenza molto forte e massiccia di giovani e che esprime una dimensione religiosa davvero molto forte, dev’essere un patrimonio che va strenuamente difeso. Questo, ovviamente, dipende anche dalla situazione della nostra città. Noi, come diocesi di Roma, dovremmo aiutare queste persone a migliorare la propria condizione economica ma anche a non fargli perdere quei beni e quelle ricchezze spirituali che possiedono. (vv)







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