Nei cinema "E ora dove andiamo?": l'ironia delle donne libanesi che disarma la violenza
degli uomini
Tra commedia e tragedia, la libanese Nadine Labaki ha girato un film in cui protagoniste
sono un gruppo di donne cristiane e musulmane, che in un villaggio tentano con ogni
mezzo di salvare la pace nella loro comunità. “E ora dove andiamo?” – questo il film
da oggi nelle sale italiane dopo il grande successo in Libano - con ironia e leggerezza
denuncia la follia della guerra e dell’intolleranza religiosa. Il servizio di Luca
Pellegrini:
Rachele,
come aveva predetto Geremia, piange in Rama per i suoi figli, che non sono più. Le
madri del Libano, nella storia, ancora oggi piangono per i loro, trucidati da una
guerra folle. Sono coraggiose e determinate. "E ora dove andiamo?" della libanese
Nadine Labaki nasce da questo dolore. Tutto si svolge in un villaggio sperduto nelle
montagne, in un'epoca e un luogo imprecisati, ove un gruppo di donne cristiane e musulmane
uniscono le loro forze e la loro furbizia per fermare il germe dell'odio e della guerra
che serpeggia tra i loro uomini. Senza alla fine sapere esattamente dove porteranno
le loro azioni. Abbiamo chiesto a Nadine Labaki se pensa che
le donne possano meglio degli uomini essere operatrici di pace:
R. -
Yes I do belive that women can go beyond conflict… Certo, io credo che le
donne possano andare oltre un conflitto. Penso che le donne abbiano molto da perdere.
Vede, noi siamo quelle che danno la vita, noi siamo quelle che abbiamo paura di vedere
gli esseri umani cui abbiamo dato la vita esserci portati via o morire per colpa
della guerra. E io ho visto donne in Libano, proprio perché vivo in un posto dove
ci sono state molte guerre, che hanno vestito di nero fino a oggi, vent’anni dopo
la guerra sono ancora in lutto. Io le ammiro e mi domando come possano essere sopravvissute,
come possano svegliarsi alla mattina e mettersi i loro vestiti e andare avanti.
D.
- Lei ha iniziato a scrivere il film in un momento particolare della sua vita…
R.
- Because at that time I was pregnant…. Perché in quel momento ero incinta,
quando ho scritto questo film. C’erano anche molti eventi politici in Libano che portavano
la gente a imbracciare di nuovo le armi, gli uni contro gli altri, e pensavo a questo
bambino che sarebbe nato e mi preoccupavo di quale sarebbe stato questo mondo in cui
sarebbe cresciuto, avrebbe anche lui un giorno preso un’arma, sarebbe andato in strada
per uccidere qualcuno, come gli altri stavano facendo? Così tutta la storia inizia
con quella di una madre che avrebbe fatto tutto quello che poteva per impedire al
figlio di prendere un’arma e poi si è sviluppata nella storia di un intero villaggio,
dove le donne avrebbero fatto qualsiasi cosa in loro potere per impedire la guerra.