2012-01-19 14:33:25

Vescovi, sacerdoti e laici asiatici fra i rifugiati birmani di etnia karen


Per tre giorni un gruppo di vescovi, preti e laici asiatici vive i disagi e le sofferenze, l’estrema povertà dei rifugiati birmani di etnia karen, accampati in campi profughi al confine fra Thailandia e Myanmar: è l’iniziativa parte di un programma organizzato dall’Ufficio per lo Sviluppo Umano, della Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia (FABC). Fra loro vi è mons. Berard Toshio Oshikawa, vescovo di Naha (Okinawa), in Giappone, che racconta a Fides la “straordinaria esperienza di condivisione evangelica”: “Per noi è una giornata molto significativa: stare accanto ai poveri, a persone vittime di gravi ingiustizie, ci ricorda che la Chiesa asiatica, come disse Paolo VI, deve essere una Chiesa dei poveri. E’ una iniziativa preziosa, che speriamo abbia un seguito”. Del gruppo fa parte anche padre Nithiya Sagayam, segretario esecutivo dell’Ufficio per lo Sviluppo Umano della FABC, organizzatore del programma. Padre Sagayam spiega: “Viviamo con gioia questa esperienza di immersione nella povertà. Siamo in un campo profughi di etnia karen, rifugiati dalla Birmania. Sono qui da oltre dieci anni, in un’area di confine. Non hanno istruzione, non hanno scuole, né assistenza medica, né sicurezza. Sono dimenticati da tutti. Il governo tailandese ha smesso di fornire aiuti umanitari e solo la Caritas e altre Ong se ne curano. Mancano anche di identità, tanto che vengono detti “invisibili’. Infatti i bambini nati qui, legalmente non esistono, non hanno status legale. Vogliamo presentare un appello al governo tailandese e portare la loro condizione all’attenzione delle Nazioni Unite. Visti i cambiamenti in Myanmar, alcuni sperano di tornare nel loro paese, ma non sappiamo se sarà possibile”. I Vescovi e i delegati sono divisi in quattro gruppi: uno vive fra i rifugiati birmani; uno è ospitato in quartiere di lavoratori migranti; un altro assiste i malati di Aids in una clinica; l’ultimo passa tre giorni in un centro di recupero per vittime della tratta di esseri umani. Il programma terminerà, poi, con tre giorni di riflessione e confronto, per preparare linee e strategie di intervento, da presentare alle rispettive Conferenze Episcopali.








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