Stime del Fmi: Italia in recessione nei prossimi due anni
Il Fondo Monetario Internazionale ha peggiorato, oggi, le proprie previsioni sull’andamento
dell’economia italiana, che per i prossimi due anni dovrebbe essere in recessione.
Lo stesso istituto finanziario ha chiesto alla Banca Centrale Europea di mantenere
alto il livello di liquidità nella zona Euro per contrastare la crisi. Al riguardo,
Massimo Pittarello ha raccolto il commento dell’economista Giacomo Vaciago,professore di Politica Economica all’Università Cattolica di Milano:
R. – C’è
stata una successione di previsioni, negli ultimi sei mesi, una più pessimista dell’altra,
sostanzialmente per due fattori. Da una parte, il governo Monti è stato costretto
a inaugurare la sua attività con un ulteriore supplemento di austerità fiscale. Dall’altra
parte, sul mercato delle attività finanziarie, si sono inasprite le condizioni di
avversione al rischio nei confronti del debito pubblico italiano e quindi sono più
elevati i costi dell’indebitamento del tesoro e di riflesso anche dell’economia, quindi
c’è pessimismo anche dal lato delle imprese. Il Fondo monetario internazionale dice
che la recessione prosegue nel 2013, mentre fino a 3 mesi fa le previsioni erano che
nel 2013 ci fosse ripresa, quindi anche lì una recessione che dura da più di due anni
è una recessione grave.
D. – Il Fondo monetario internazionale ha anche
chiesto alla Banca centrale europea di mantenere alta la liquidità. Quale sarà la
reazione della Germania sempre molto attenta a tenere bassi i tassi di inflazione…
R.
– Questa previsione sulla recessione fa pensare che nei prossimi due anni di inflazione
ne vedremo poca e quindi ci sono lo spazio e la domanda per una politica monetaria
più espansiva e la stessa economia tedesca soffrirà un po’ di rallentamento forte.
D.
- Ieri, un altro comunicato della Banca mondiale, invece, un’altra istituzione che
chiede agli Stati di mantenere alti gli ammortizzatori sociali. Crede che questo sia
possibile in un momento di crisi economica o piuttosto le dissestate finanze statali
dei vari Paesi andranno a influire prima di tutto sulla vita dei più poveri, dei più
svantaggiati?
R. - E’ chiaro che quando c’è una serie di tagli da fare
e la situazione economica nel frattempo peggiora il pericolo è proprio che si finisca
col tagliare più facilmente il sostegno, il welfare, le protezioni sociali, cioè quello
che va agli ultimi, quello che serve a impedire l’aggravarsi della povertà. Questo
pericolo c’è e bisogna che l’opinione pubblica e le classi politiche siano attente
nell’evitarlo perché politicamente gli ultimi sono quelli che hanno meno ascolto e
quindi c’è il pericolo che siano i primi a essere sacrificati e lo vediamo tutti i
giorni. (bf)