Nigeria. L’arcivescovo di Abuja denuncia le minacce contro i cristiani e chiede la
protezione dello Stato
In Nigeria, l’arcivescovo di Abuja mons. Olorunfemi Onayekan denuncia minacce contro
i cristiani. In un messaggio pastorale, il presule invita i fedeli ad avere fiducia
nella salvezza di Dio e li esorta a non rimanere con le mani in mano, ma a essere
vigili e attenti alla sicurezza in ogni luogo. L’arcivescovo chiede inoltre la protezione
dello Stato, soprattutto nei luoghi di culto. Nel paese intanto continuano gli scontri,
nonostante la sospensione dello sciopero generale che aveva paralizzato per cinque
giorni la nazione. A Lagos, nel sud, la polizia ha lanciato lacrimogeni per disperdere
una manifestazione di 250 persone circa che protestava contro la decisione del governo
di non far rientrare subito i militari nelle caserme, dopo il dispiegamento dei soldati
nei giorni scorsi a causa appunto dello sciopero. Francesca Sabatinelli ha
intervistato il nunzio apostolico in Nigeria, mons. Augustine Kasujja
R.
– C’è il malcontento di molta gente. Nonostante il fatto che i sindacalisti si siano
messi d’accordo con il presidente della Repubblica sulla riduzione del costo della
benzina, alcuni benzinai non hanno ancora aperto o sono ancora rimasti al prezzo vecchio.
Quindi il governo ha chiesto alla sicurezza di verificare chi ancora non si sia messo
in regola rispetto alla decisione, presa recentemente, di vendere la benzina al prezzo
raccomandato dal governo, cioè di 97 naira. Si sa che il presidente aveva preso la
decisione di abolire i sussidi sui prodotti petroliferi per lottare contro la corruzione.
D.
– Quindi, a questo punto si tratta di esercitare– da parte del governo – un controllo
ancor più serrato, rigoroso ….
R. – Attualmente, la grande somma del
sussidio confluisce nelle mani dei commercianti, di coloro che importano il petrolio,
e non soltanto nelle loro. Gran parte di questo sussidio non andava al bene della
popolazione, ma finiva nelle tasche di un piccolo gruppo di persone. Non si deve poi
dimenticare che c’è il problema del terrorismo di Boko Haram, che facilmente può sfruttare
questa confusione per avanzare. Tutti i vescovi, anche il presidente della Conferenza
episcopale, ora richiamano al dialogo.
D. – L’arcivescovo di Abuja,
mons. Onaiyekan, ha denunciato l’invio di sms che stanno creando panico tra la comunità
cristiana, perché annunciano futuri massacri da parte dei musulmani. Questo è molto
destabilizzante per il Paese …
R. – Questa faccenda del passaggio di
messaggi, di sms, crea veramente grande nervosismo nel popolo, e paura. Per quanto
riguarda l’allarme in alcune zone sono veri, ma in altre no: sono solo per creare
nervosismo e paura e per fare allontanare la gente.
D. – Vuole dire
che all’origine di questi messaggi c’è la volontà di far spostare le persone da un
luogo all’altro?
R. – Esattamente. Affinché i cristiani del Sud tornino
nel Sud e quelli del Nord tornino nel Nord. Molti governatori comunicano alla gente:
“Non preoccupatevi, c’è sicurezza sufficiente e non c’è bisogno di andarsene da una
parte all’altra”. E’ pazzesco, perché c’è molta gente che è originaria del Nord ma
ha sempre vissuto nel Sud, come si può dire di tornare al “proprio” Paese.
D.
– Secondo lei, chi c’è all’origine di questi sms?
R. – Tutto questo
riporta a Boko Haram, gruppo che sta cercando una grande popolarità. Credo che ogni
volta che attaccano le comunità cristiane pensano di avere ottenuto quello che volevano:
la popolarità. Però, sia il responsabile del governo centrale, sia i governatori,
sia anche al Chiesa, tutti stanno confermando alla gente che dobbiamo vivere in un
solo Paese, cercare la riconciliazione, cercare di evitare queste comunicazioni che
incitano al conflitto tra musulmani e cristiani.
D. – Ciò che è importante
ribadire è che non è in atto una guerra tra cristiani e musulmani …
R.
– No, perché questo non è vero. Non è una guerra tra cristiani e musulmani. Questo
gruppo sta sfruttando questo concetto perché gli torna utile per farsi pubblicità.
Per il popolo nigeriano, musulmani e cristiani non stanno in guerra. Anzi! Recentemente
al Nord, a Sokoto stesso, che è uno Stato musulmano, le domeniche gruppi di giovani
musulmani e cristiani si sono messi a proteggere una chiesa, affinché nessuno portasse
la violenza in quel luogo. Poi, anche nei pressi di Abuja, gruppi di musulmani e cristiani
si sono posti a tutela di una moschea. Se c’è la pace, se c’è la concordia, può esserci
anche lo sviluppo del Paese. L’arcivescovo Onaiyekan ha sempre chiesto al popolo di
continuare a pregare un’antica preghiera, la “Prayer for Nigeria in Distress”, affinché
possiamo vivere in concordia. (gf)