2012-01-19 14:15:25

Eurozona: la Bce chiede di potenziare il fondo salva-Stati


Timidi segnali di stabilizzazione, verso una possibile ripresa dell'area euro nel 2012. E’ quanto emerge dal bollettino mensile della Bce, la Banca Centrale Europea, che però mette in guardia da considerevoli rischi al ribasso. E' essenziale, osserva inoltre l’Eurotower, che le banche aumentino il capitale senza fermare il credito all'attività economica. Un’analisi, insomma, con luci ed ombre. Salvatore Sabatino ne ha parlato con l’economista Gianfranco Viesti:RealAudioMP3

R. – Le ombre sono su tanti fronti – come sappiamo – e un loro concretizzarsi, tutte insieme, porterebbe ad una situazione veramente catastrofica. Come diceva Draghi, l’altro giorno, al Parlamento europeo, la situazione è molto, molto preoccupante. Ma guardiamo le luci. Una prima luce è che alcuni Stati membri – e tra questi l’Italia – hanno preso di petto la difficoltà di finanziamento dei conti pubblici e hanno fatto delle manovre molto positive. Il secondo elemento di possibile stabilizzazione è quello che sta facendo la Banca centrale europea: nei limiti delle sue possibilità di intervento, previste dai Trattati, sta iniettando liquidità nel sistema; la sta dando direttamente alle banche o sta facendo operazioni di rifinanziamento delle banche. Questo è importante per due motivi: gli istituti di credito non devono fallire, perché questo sarebbe un disastro; e perché le banche devono continuare ad erogare credito alle imprese altrimenti queste non ripartono.

D. – La Banca Centrale Europea ritiene, inoltre, urgente rendere più efficace il fondo salva-Stati: perché non si è ancora giunti ad una decisione netta da parte dell’Europa su questo fronte?

R. – Questo è il nodo dei nodi, che è poi il nodo politico: la volontà, cioè, di tutti i Paesi europei di dare il colpo vincente alla soluzione della crisi. Questo colpo vincente può essere fatto in due modi: uno attraverso il fondo salva-Stati e quindi con un’azione fra i governi; due, attraverso un’azione molto più incisiva della Banca centrale europea. Nell’uno e nell’altro caso è indispensabile una decisione politica forte e a questa non si arriva, perché questa decisione significherebbe che ogni Paese deve garantire per tutta l’Europa. Ci sono delle resistenze soprattutto in Germania. Purtroppo l’impressione di molti è che senza questa carta che spariglia, il gioco di tutte le altre carte possa aiutare, ma non porterà mai a vincere la mano.

D. – La possibile ripresa che viene evidenziata nel Bollettino della Bce potrebbe essere bloccata da un default della Grecia, che – secondo molti analisti – è ormai inevitabile?

R. – Sì, ci sono molti elementi che possono influire. La Banca d’Italia nel suo Bollettino economico, l’altro giorno, ci diceva che mai come in questo momento gli scenari sono incerti. Questo da un lato rappresenta una buona notizia, perché significa che non dobbiamo rassegnarci ad un 2012 tutto cupo, con un’uscita anche dal 2012 ancora in recessione, ma potrebbero esserci delle svolte, come ci sono state – per esempio – nel 2010; dall’altra parte, però, le cose potrebbero peggiorare - purtroppo dobbiamo dircelo! – perché possono esserci degli elementi che avvitino sempre di più la crisi su se stessa. Dunque la previsione in sé non ha molto senso se, insieme alla previsione, non ci mettiamo delle ipotesi su quello che faranno le grandi scelte politiche.

D. – Le grandi scelte politiche che devono avvenire in maniera unitaria: ma i singoli governi europei, in questo momento, che libertà di movimento hanno oggettivamente per debellare la crisi?

R. – I Paesi forti ce l’hanno la libertà di movimento, nel senso che purtroppo quello che appare è che alcuni di questi governi subordinano le loro scelte più ad un consenso di breve periodo da parte degli elettori, inseguendo gli elettori impauriti, che contano prima sulla salvezza propria e poi su quella degli altri. In realtà la libertà di movimento c’è se si considera che il benessere del bottegaio tedesco, del piccolo imprenditore tedesco dipende dal fatto che sta in Europa e che se l’Europa viene meno anche il suo benessere viene meno. D’altra parte i tedeschi hanno fatto tanto in questi ultimi anni anche perché e soprattutto perché c’era l’Euro, che garantiva loro di crescere con l’esportazione a prezzi fissi e su tutti i mercati europei. La libertà di movimento dei governi europei deve venire dalla considerazione che il benessere di tutti i cittadini, in questo momento, richiede una serie di scelte storiche, che rompano questo accerchiamento della politica da parte delle pressioni economiche.

D. – La moneta unica, dunque, nonostante tutte le polemiche e le discussioni in atto, continua ad essere una garanzia?

R. – La moneta unica è indispensabile: è indispensabile perché sono tuttora validi i motivi che hanno portato alla sua realizzazione, ma soprattutto perché – come spesso accade nella vita – ora bisogna ragionare in base a dove siamo arrivati. Già allora è stato bene farla, ora tornare indietro sarebbe assolutamente disastroso! (mg)








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