Eurozona: la Bce chiede di potenziare il fondo salva-Stati
Timidi segnali di stabilizzazione, verso una possibile ripresa dell'area euro nel
2012. E’ quanto emerge dal bollettino mensile della Bce, la Banca Centrale Europea,
che però mette in guardia da considerevoli rischi al ribasso. E' essenziale, osserva
inoltre l’Eurotower, che le banche aumentino il capitale senza fermare il credito
all'attività economica. Un’analisi, insomma, con luci ed ombre. Salvatore Sabatino
ne ha parlato con l’economista Gianfranco Viesti:
R. – Le ombre
sono su tanti fronti – come sappiamo – e un loro concretizzarsi, tutte insieme, porterebbe
ad una situazione veramente catastrofica. Come diceva Draghi, l’altro giorno, al Parlamento
europeo, la situazione è molto, molto preoccupante. Ma guardiamo le luci. Una prima
luce è che alcuni Stati membri – e tra questi l’Italia – hanno preso di petto la difficoltà
di finanziamento dei conti pubblici e hanno fatto delle manovre molto positive. Il
secondo elemento di possibile stabilizzazione è quello che sta facendo la Banca centrale
europea: nei limiti delle sue possibilità di intervento, previste dai Trattati, sta
iniettando liquidità nel sistema; la sta dando direttamente alle banche o sta facendo
operazioni di rifinanziamento delle banche. Questo è importante per due motivi: gli
istituti di credito non devono fallire, perché questo sarebbe un disastro; e perché
le banche devono continuare ad erogare credito alle imprese altrimenti queste non
ripartono.
D. – La Banca Centrale Europea ritiene, inoltre, urgente
rendere più efficace il fondo salva-Stati: perché non si è ancora giunti ad una decisione
netta da parte dell’Europa su questo fronte?
R. – Questo è il nodo dei
nodi, che è poi il nodo politico: la volontà, cioè, di tutti i Paesi europei di dare
il colpo vincente alla soluzione della crisi. Questo colpo vincente può essere fatto
in due modi: uno attraverso il fondo salva-Stati e quindi con un’azione fra i governi;
due, attraverso un’azione molto più incisiva della Banca centrale europea. Nell’uno
e nell’altro caso è indispensabile una decisione politica forte e a questa non si
arriva, perché questa decisione significherebbe che ogni Paese deve garantire per
tutta l’Europa. Ci sono delle resistenze soprattutto in Germania. Purtroppo l’impressione
di molti è che senza questa carta che spariglia, il gioco di tutte le altre carte
possa aiutare, ma non porterà mai a vincere la mano.
D. – La possibile
ripresa che viene evidenziata nel Bollettino della Bce potrebbe essere bloccata da
un default della Grecia, che – secondo molti analisti – è ormai inevitabile?
R.
– Sì, ci sono molti elementi che possono influire. La Banca d’Italia nel suo Bollettino
economico, l’altro giorno, ci diceva che mai come in questo momento gli scenari sono
incerti. Questo da un lato rappresenta una buona notizia, perché significa che non
dobbiamo rassegnarci ad un 2012 tutto cupo, con un’uscita anche dal 2012 ancora in
recessione, ma potrebbero esserci delle svolte, come ci sono state – per esempio –
nel 2010; dall’altra parte, però, le cose potrebbero peggiorare - purtroppo dobbiamo
dircelo! – perché possono esserci degli elementi che avvitino sempre di più la crisi
su se stessa. Dunque la previsione in sé non ha molto senso se, insieme alla previsione,
non ci mettiamo delle ipotesi su quello che faranno le grandi scelte politiche.
D.
– Le grandi scelte politiche che devono avvenire in maniera unitaria: ma i singoli
governi europei, in questo momento, che libertà di movimento hanno oggettivamente
per debellare la crisi?
R. – I Paesi forti ce l’hanno la libertà di
movimento, nel senso che purtroppo quello che appare è che alcuni di questi governi
subordinano le loro scelte più ad un consenso di breve periodo da parte degli elettori,
inseguendo gli elettori impauriti, che contano prima sulla salvezza propria e poi
su quella degli altri. In realtà la libertà di movimento c’è se si considera che il
benessere del bottegaio tedesco, del piccolo imprenditore tedesco dipende dal fatto
che sta in Europa e che se l’Europa viene meno anche il suo benessere viene meno.
D’altra parte i tedeschi hanno fatto tanto in questi ultimi anni anche perché e soprattutto
perché c’era l’Euro, che garantiva loro di crescere con l’esportazione a prezzi fissi
e su tutti i mercati europei. La libertà di movimento dei governi europei deve venire
dalla considerazione che il benessere di tutti i cittadini, in questo momento, richiede
una serie di scelte storiche, che rompano questo accerchiamento della politica da
parte delle pressioni economiche.
D. – La moneta unica, dunque, nonostante
tutte le polemiche e le discussioni in atto, continua ad essere una garanzia?
R.
– La moneta unica è indispensabile: è indispensabile perché sono tuttora validi i
motivi che hanno portato alla sua realizzazione, ma soprattutto perché – come spesso
accade nella vita – ora bisogna ragionare in base a dove siamo arrivati. Già allora
è stato bene farla, ora tornare indietro sarebbe assolutamente disastroso! (mg)