Vescovi asiatici per quattro giorni tra i più poveri delle baraccopoli di Bangkok
Un gruppo di vescovi asiatici – insieme con alcuni sacerdoti, religiosi e laici –
vivranno per quattro giorni una reale “immersione” nella povertà, restando da oggi
al 21 gennaio fra i più poveri e gli emarginati nelle baraccopoli alla periferia di
Bangkok. I vescovi saranno ospitati in capanne, mangeranno con i poveri, lavoreranno
con loro e ne condivideranno tutti gli aspetti della faticosa vita quotidiana. La
straordinaria esperienza evangelica di condivisione è parte di una iniziativa lanciata
dall’Ufficio per lo Sviluppo Umano della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche
(Fabc), che riunisce 25 Conferenze episcopali dell’Asia. I moderni “poveri” fra i
quali i vescovi si immergeranno – riferisce all’agenzia Fides Fr. Nithiya Sagayam,
segretario dell’Ufficio Fabc – sono indigeni, migranti, malati di Aids, vittime della
tratta di esseri umani. Scopo dell’iniziativa è “stare con i poveri e gli emarginati,
per comprendere a fondo la loro condizione, imparare dalla loro sofferenza e dalle
vittime dell’ingiustizia”, secondo il detto di San Vincenzo De’ Paoli “i poveri sono
i nostri maestri”. L’esperienza di “immersione” sarà seguita da tre giorni di riflessione
sulle risposte della Chiesa alle lotte dei poveri in Asia, alla luce della dottrina
sociale della Chiesa, che vedranno riuniti a Bangkok, dal 21 al 24 gennaio, circa
40 delegati, fra vescovi, sacerdoti, religiosi e laici asiatici. I delegati si confronteranno
per elaborare piani d'azione specifici, da sottoporre alle Conferenze episcopali nei
rispettivi Paesi. Il workshop di tre giorni e tali piani d'azione saranno incentrati
sulla costruzione di una società giusta e sulle possibili iniziative di pace. Il Presidente
dell’Ufficio per lo Sviluppo nella Fabc, mons. Charles Bo, arcivescovo di Yangon (Myanmar),
ha auspicato che, con tale iniziativa, “i leader della Chiesa possano essere più vicini
al grido dei poveri”. (R.P.)