Il cardinale Turkson all'Ordinariato militare in Italia: "Educare i giovani alla mondialità"
“Oggi c’è bisogno di una educazione alla mondialità, che sia interdisciplinare, interculturale,
interreligiosa, interetnica. E questo, certo, riguarda la formazione ed educazione
dei militari, oggi più di prima, impegnati in teatri di operazione sparsi per il mondo,
in conflitti asimmetrici, in missioni di pace che sempre più richiedono la relazione
con le popolazioni civili”. Lo ha detto il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente
del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace che, ieri a Roma, ha presieduto
la celebrazione della “Giornata della pace”, promossa dalla Chiesa Ordinariato militare
in Italia (Omi), e svoltasi nella chiesa del Seminario della Cecchignola, la cittadella
militare. Nella sua omelia, diffusa oggi dall’Omi e ripresa dall'agenzia Sir, il cardinale
ha richiamato il Messaggio per la Pace di Benedetto XVI, “Educare i giovani alla giustizia
e alla pace”: “i giovani militari sono giovani come gli altri, così essi vivono nella
pienezza delle dimensioni personali, e forse più di altri devono per così dire fare
i conti con la dignità umana: la propria e quella degli altri”. Questo stato di cose,
per il cardinale Turkson, “necessita dell’azione responsabile di tutti i soggetti
coinvolti nel processo educativo”, come cappellani militari e istituti di formazione
militare. Come scrive Benedetto XVI nel Messaggio, gli educatori devono essere “anche
testimoni credibili”. I giovani, infatti, “spesso si trovano a vivere in contesti
e ambienti di vita diseducativi, a fare esperienze che li fanno perdere o frustrare.
Così, tutti i responsabili chiamati in causa sono invitati ad agire. Se, per esempio,
il mondo politico o i comandanti militari o i cappellani non si fanno esemplari, non
solo nelle funzioni disciplinari, ma anche nella condotta personale, ogni gruppo,
ogni formazione degenera e si sfalda e lo sguardo dei giovani viene distolto dalle
cose grandi e belle che l’esistenza loro riserva”. Nel saluto iniziale, mons. Vincenzo
Pelvi, ha ricordato “i giovani militari che con la loro vita contribuiscono, e hanno
contribuito, alla costruzione della pace nei diversi teatri operativi sparsi nel mondo,
come anche nelle loro caserme, preparandosi al meglio per assolvere al compito di
essere ‘operatori di pace’ nel mondo delle Forze armate, preposte alla tutela della
democrazia e dell’ordinata convivenza civile”. Alla celebrazione erano presenti, tra
gli altri, il sottosegretario alla difesa, Gianluigi Magri e i 5 Capi di Stato maggiore
della Difesa che hanno ricevuto dalle mani del cardinale, il Messaggio della pace
del Papa, la lettera pastorale e la Via Crucis, "Cirenei della croce", commentata
da mons. Pelvi. (R.P.)