Giornata per il Dialogo ebraico-cattolico: i commenti del rabbino Laras e don Battaglia
Ricorre oggi la Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del Dialogo tra cattolici
ed ebrei, nata nel 1990 per iniziativa della Conferenza episcopale italiana. Si tratta
di un momento di incontro in diverse diocesi per approfondire la conoscenza reciproca.
Il servizio di Debora Donnini:
Il 17 gennaio
è ormai da anni in Italia una giornata di incontri fra ebrei e cattolici. Sul senso
di quest’iniziativa sentiamo il rabbino Giuseppe Laras, presidente
emerito dell'Assemblea Rabbinica Italiana:
R. – La Giornata del 17 gennaio
è un’iniziativa della Chiesa cattolica, che ha promosso alcuni anni fa proprio per
cercare di rendere più semplice e più importante il dialogo ebraico-cristiano. Quindi,
in occasione di questa data, ci sono degli incontri tra ebrei e cattolici e si riflette
soprattutto su questioni che possiamo affrontare insieme, come il perseguimento della
pace, della comprensione reciproca, dopo duemila anni di incomprensioni e di cose
molto negative. Per cui è una data che il mondo cattolico in particolare attende con
molta attenzione ed ansia, come anche il mondo ebraico, perché nella misura in cui
questo dialogo si rafforza, si allontana e si indebolisce il rischio dell’antisemitismo.
D.
– Quest’anno la Giornata si concentra sul comandamento “Non uccidere”…
R.
– Esatto. Alcuni anni fa, io e il responsabile della Cei, abbiamo concordato che avremmo
seguito nel corso degli anni i Dieci Comandamenti. Quindi, quest’anno siamo a “Non
uccidere”. L’imperativo a non uccidere è un imperativo che, al di là dell’appartenenza
all’una e all’altra religione, è molto importante per l’uomo: rispettare la vita umana,
onorare la vita umana nella sua sacralità, nella sua unicità. Quindi, questo è un
tema che bene si presta ad essere trattato nel nostro tempo, in cui in tutto il mondo
il rispetto per la vita umana è piuttosto trascurato e violato.
D.
– A che punto è il dialogo fra ebrei e cattolici in Italia?
R. – Il
dialogo è un qualcosa che va avanti da molto tempo, da quasi 50 anni e quindi ha avuto
degli alti e dei bassi. Oggi come oggi il dialogo presenta un aspetto di debolezza.
L’importante, però, è che questo dialogo non cessi di esistere: deve continuare a
fluire, magari debolmente, ma deve continuare, perché c’è un rallentamento nell’entusiasmo,
soprattutto da parte ebraica, essendoci state alcune iniziative della Chiesa che hanno
dato un po’ di fastidio al mondo ebraico. All’interno del dialogo, però, ci sono componenti
che, nonostante queste questioni, sono consapevoli che occorre rafforzarsi ancora
di più e quindi lo sostengono e vanno avanti.
Al centro, dunque, della
Giornata ormai da anni i Comandamenti. In che senso ebrei e cristiani possono collaborare
partendo da questo comandamento: “Non uccidere”? Lo abbiamo chiesto a don
Gino Battaglia, direttore dell’Ufficio nazionale per l’Ecumenismo e il
Dialogo Interreligioso della Cei…
R. – La ricchissima tradizione religiosa
ebraica, sviluppandosi in millenni di meditazione sulla Legge, offre direi un contributo
prezioso. Ma l’attualità di questo comandamento è evidente e non sfugge la sua importanza
non solo in senso stretto, riferendosi all’omicidio come reato. Penso, per esempio,
a tutta la battaglia per l’abolizione della pena di morte, penso al problema della
violenza diffusa, al disprezzo della vita e al problema del rispetto della vita. In
questo senso, il dialogo ebraico-cristiano trova appunto una sua concretizzazione
che è quella dell’impegno nella società e nel mondo.
D. – Secondo lei,
come sta procedendo in Italia il dialogo fra ebrei e cristiani?
R. –
Mi pare che con caratteri originali, senza nascondere le differenze, ma affrontandole
con spirito di collaborazione, il dialogo in Italia si stia in questi anni sviluppando
molto e credo che ci saranno anche forme ulteriori di collaborazione permanente fra
le comunità ebraiche e la Chiesa cattolica. (ap)