Siria. Il Qatar propone l'invio di truppe della Lega Araba per fermare le violenze
La situazione siriana al centro della prossima riunione della Lega Araba, il 22 gennaio
al Cairo. Si discuterà anche dell’ipotesi, avanzata dal Qatar, di inviare truppe nel
Paese di Bashar al Assad dove proseguono gli scontri tra dissidenti e truppe fedeli
al presidente. Oggi a Beirut si chiude la conferenza Onu sulla riforma e la transizione
verso la democrazia nel mondo arabo. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban
Ki-moon ha già ammonito la Siria affinché fermi la repressione. Sull'eventuale invio
di truppe arabe in Siria Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dello
storico Caludio Lo Jacono presidente dell’Istituto per l’Oriente:
R. – Non
credo che la Siria si piegherà ad accogliere un corpo militare, sia pure arabo, nei
suoi confini, anche se a suo tempo intervenne grazie proprio alla Lega Araba e alla
Fad, la forza araba di dissuasione, in Libano, che poi è rimasta un numero enorme
di anni. Interessante sarà anche l’atteggiamento che avrà l’Egitto, perché Amr Moussa
è uno dei candidati potenziali all’elezione a presidente della Repubblica egiziana
e probabilmente vorrà interpretare la parte di colui che difende i diritti delle popolazioni,
i diritti del popolo arabo.
D. – Abbiamo visto in questi giorni la spaccatura
in seno alla Lega Araba. Un osservatore, di fatto, è andato via dalla missione in
Siria parlando di “farsa” e di pesanti violazioni dei diritti umani nei confronti
dei manifestanti contro il regime. Chi coordina questa missione ha invece negato tutto...
Come giudicare questa spaccatura?
R. – Si assiste alla contrapposizione
tra Paesi che hanno pochi interessi strategici nell’area araba se non di tipo economico,
come i Paesi del Golfo, come i Paesi più moderati dal punto di vista della loro politica
estera, e la parte, potremmo dire, più arabista, più impegnata politicamente. Io credo
che l’inefficienza, la spaccatura, della Lega Araba dipenda anche dalla difficoltà
interna che sta attraversando proprio l’Egitto. La Lega Araba senza l’Egitto non è
nulla. Alla Siria, al suo apparato militare, non si può imporre nulla se non energicamente
e questo non sarà mai concertato da tutta la Lega Araba.
D. – Sul terreno
in Siria si continuano a contare vittime per la repressione. Bashar al Assad, il presidente
siriano, ha decretato un’altra amnistia per tutti i reati commessi durante le proteste
negli ultimi 10 mesi…
R. – Questo è perfettamente in linea con la politica
di molti Paesi arabi: tenere un atteggiamento a livello di politica internazionale
positivo e poi svolgere un’azione repressiva all’interno, senza assolutamente alcun
problema di tipo etico. Abbiamo già visto la Siria stroncare parte dell’opposizione.
La Siria è anche un Paese estremamente vivace politicamente, ma non uscirà facilmente
da questa crisi con escamotage puramente tattici.
D. – Anche il segretario
generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha condannato le violenze sul terreno.
La Cina continua a tenere una posizione distaccata...
R. – Bisogna avere
il coraggio di fare una politica estera seria e coerente. L’Europa, mesi fa, doveva
muoversi su questo sentiero. Il regime di Assad non è un regime socialista tale da
far intervenire la Cina a difesa di non so quale ordine mondiale progressista. E’
semplicemente un atteggiamento dettato da convenienze politiche ed economiche. Spero
che in questo momento prevalga il buon senso da parte dei politici e dell’Europa e
che si riesca ad attuare un coordinamento, per una politica estera comune. (bf)