2012-01-16 13:17:26

Disordini in Nigeria: il presidente ridimensiona l'aumento della benzina. I vescovi invitano al dialogo


In Nigeria, dopo le manifestazioni e lo sciopero generale contro il caro-carburante, il presidente Jonathan ha ridimensionato l’aumento del prezzo alla pompa. Anche stamani, tuttavia, l’esercito ha disperso centinaia di dimostranti. I sindacati, per motivi di sicurezza hanno sospeso lo sciopero. I vescovi nigeriani, da parte loro, auspicano un confronto proficuo, per risolvere i problemi che investono il settore petrolifero. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Enrico Casale, della rivista dei Gesuiti “Popoli”:RealAudioMP3

R. – La Nigeria è il più grande produttore africano di petrolio: dal petrolio ottiene circa l’80 per cento delle rendite derivanti dalle esportazioni. Ma è un Paese che non ha raffinerie e che deve quindi importare la benzina dall’estero con costi assai elevati. La scelta del governo di dare sussidi per l’acquisto della benzina ha poi alimentato un forte contrabbando del carburante con i Paesi confinanti. Si tratta, quindi, di una scelta che ha aiutato la popolazione, ma non ha risolto alla radice il problema né del contrabbando né della produzione di benzina. Inoltre, il 50 % della popolazione nigeriana vive al di sotto della soglia della povertà e molte persone disperate assaltavano gli oleodotti, forandoli e prelevando il greggio, che poi vendevano al mercato nero. Questo ha causato anche molte vittime, perché il petrolio fuoriuscito spesso si incendiava e molte persone, soprattutto minori, morivano. Per ovviare a questo le compagnie petrolifere hanno addirittura allestito dei controlli armati, per evitare gli assalti agli oleodotti.

D. – E’ importante per la Nigeria, a questo punto, importare una tecnologia per costruire proprie raffinerie: deve esserci necessariamente un collegamento con le grandi società di sfruttamento del greggio?

R. – L’estrazione del greggio è affidata in gran parte alle multinazionali e, attraverso la collaborazione con queste grandi compagnie petrolifere, è possibile creare quelle raffinerie che permetterebbero di produrre in proprio la benzina necessaria al Paese.

D. – Che ricaduta positiva vi sarebbe nel prezzo alla pompa?

R. – Il principio è chiaro: la Nigeria produce petrolio, che è una materia prima, e importa benzina, che è un prodotto raffinato, e quindi c’è un disavanzo, perché chiaramente la benzina, essendo frutto di un processo industriale, costa di più della materia prima. E’ chiaro che, se venisse prodotta in casa, costerebbe molto meno. Inoltre, si limiterebbe la dipendenza della Nigeria dai Paesi vicini che sono invece produttori. (mg)








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