Standard & Poor's declassa Francia e Italia. Riccardo Moro: dubbi sulla credibilità
delle agenzie di rating
Fa discutere il declassamento, da parte dell’agenzia Standard & Poor’s, del rating
di Francia, Italia, Spagna, Austria e Portogallo. Parigi, come Vienna, perde la tripla
A, mentre a Roma viene assegnato un rating di BBB+. La Francia ridimensiona e conferma
di voler proseguire con le riforme annunciate. All’Italia, comunque, si riconosce
la validità della manovra del premier Monti, pur con le difficoltà nel mandare avanti
le misure. Secondo il presidente della Repubblica italiana, Napolitano, mai come ora
è urgente che l’Europa “si muova per una vera unità politica ed economica”. Bruxelles
si schiera contro la decisione di Standard & Poor’s, affermando che, a cento giorni
dalle presidenziali francesi, si tratta di un attacco politico all’Europa. Su questo
aspetto Giancarlo La Vella ha intervistato l’economista Riccardo Moro:
R. – Se si
parla di attacco politica all’Europa, vuol dire che ci stiamo mettendo in una dimensione
nella quale è evidente che le agenzie di rating sono più che altro attori politici,
che non si esprimono in ragione di dati oggettivi, ma in ragione di un qualche interesse
o disegno che non ha nulla a che vedere con un riscontro oggettivo dei dati. C’è chi
teme che in effetti sia cosi, anche se non si capisce allora quale sia questa logica:
noi siamo di fronte ad agenzie che sono formalmente private, che teoricamente danno
dei pareri ritenuti completamente indipendenti, fondati su riscontri oggettivi… Ma
perché allora qualche anno fa, quando soggetti come Lehman Brothers erano sull’orlo
del baratro, queste stesse agenzie di rating davano la tripla A a chi il giorno dopo
letteralmente non esisteva più? Un dato di fatto è che in tempi successivi hanno cominciato
a dare analoghe valutazioni sui governo con criteri – viceversa – molto più stringenti,
per cui dando messaggi di minor credibilità di questi governi, anche quando non era
così facile essere d’accordo.
D. – Il declassamento della Francia,
comunque, secondo lei, indebolisce l’intera Europa?
R. – Un po’ sì,
perché sicuramente Francia e Germania sono le colonne dell’Europa, perché sono i due
Paesi più grandi e sono quelli che fino ad oggi erano finanziariamente completamente
credibili. Però, appunto, io ripeto: anche qui le ragioni per un effettivo declassamento
della Francia francamente non sono poi così consistenti: la Francia si sta avviando
ad un rinnovo elettorale, in cui sia il presidente uscente, sia il candidato dell’opposizione
su temi come quelli della stabilità finanziaria e dell’appoggio all’Europa sono piuttosto
in sintonia e fortemente coesi.
D. – A proposito dell’Italia, viene
riconosciuta la positività degli sforzi del premier Monti, ma nonostante questo Roma
non evita il declassamento. Per quale motivo?
R. – Anche qui a me sembra
che per l’Italia non siano cambiati significativamente i dati finanziari. Siamo allora
di fronte a degli attacchi speculativi che possono incidere sullo spread, a cui c’è
una risposta politicamente molto più ferma. A questo dovrebbe corrispondere un mantenimento,
se non addirittura un miglioramento del rating. Non vi è dubbio che abbiamo delle
condizioni d vulnerabilità, ma queste condizioni di vulnerabilità non sono cambiate
rispetto al recente passato, anzi semmai si sono ridotte grazie alla presenza di un
nuovo governo e di una maggioranza che ha la convinzione di appoggiare l’esecutivo.
Il dato politico mi sembra chiaramente migliorato: dunque, se cambiamento doveva esserci,
sarebbe dovuto essere a favore.
D. – Il presidente della Repubblica
italiana, Napolitano, a questo punto, parla della necessità che l’Europa si muova
con urgenza per una vera unità politica ed economica. Come intraprendere questo cammino,
considerando che ora bisogna affrontare anche il nodo della ripresa?
R.
– Questo è indiscutibile. Noi abbiamo lo strumento del Fondo di stabilità europeo
che ha bisogno di essere rafforzato, per far vedere che, anche in modo non straordinario,
l’Europa è in grado di intervenire in momenti di eventuale difficoltà. Credo che in
ogni caso non abbiamo alternative: il presidente Napolitano ha ragione quando dice
che bisogna sempre più dare messaggi di coesione politica a livello europeo. Per certi
aspetti ci si augura che questa vicenda possa essere reinterpretata positivamente,
con un messaggio che permetta di superare le rigidità tedesche. Forse potremmo avere
un futuro un po’ migliore, se questa vicenda di Standard & Poor’s ci permette di aiutarci
a dire ai tedeschi: "Abbiamo bisogno di meno rigidità, per dare spazio alla ripresa
dell’economia". Se si opera solo con i tagli, non si capisce da dove poi le famiglie
possano trovare le risorse per tornare ad investire e ad aumentare i propri consumi
(mg)