Elezioni in Kazakistan: scontata la vittoria del partito del presidente Nazarbayev
Atteso voto domani in Kazakistan, Paese transcontinentale tra Asia e Europa che conta
16 milioni di abitanti. Un mese fa ci sono stati scontri nella importante regione
occidentale di Mangistau. Si tratta di elezioni anticipate. Il servizio della nostra
inviata Fausta Speranza, che si trova nella capitale Astana:
Si rinnova
la Camera Bassa del parlamento, dopo che ad aprile è stato confermato Nazarbayev,
presidente dall'indipendenza dall'Unione Sovietica nel 1991. 20 anni di stretto controllo
sul Paese, ma un mese fa ci sono state manifestazioni, represse nel sangue: 16 morti
e un centinaio di feriti. E' ancora stato di emergenza. E fino a poche ore fa c'era
la sospensione del diritto di voto per tutti gli abitanti della regione teatro di
rivolte. Poi l'apertura che ci conferma uno degli osservatori internazionali presenti
qui, l'on. Riccardo Migliori dell'Osce:
“Respingendo
questa decisione della Corte Costituzionale si permetterà il voto anche in quest’area
del Mar Caspio che è strategica per i giacimenti petroliferi e che sarà al voto domenica
come tutte le altre aree del Kazakistan. E questa è una buona notizia!”.
Scontata
la vittoria del partito "Nur Otan" del presidente, ma questa volta forse senza il
solito pieno di seggi. L'opposizione in parlamento potrebbe essere la risposta al
Paese che Nazarbayev ha voluto con il voto anticipato. In tempi ormai segnati ovunque
dalla "primavera araba".
La comunità internazionale si augura per il
Kazakistan un progressivo cammino di democratizzazione, ma auspica anche stabilità.
Il ruolo nella regione è strategico, come sottolinea ancora l'On. Migliori:
“Siamo
a pochi chilometri dal Kirghizistan - parlo della vecchia capitale Almaty - dove l’anno
scorso si sono registrati veri e propri tentativi di genocidio nei confronti della
minoranza uzbeka. C’è poi anche la situazione in Turkmenistan con le elezioni in febbraio
e la cui stabilità lascia a desiderare; c’è una guerra civile in Tagikistan, che rappresenta
anche il confine nei confronti dell’Afghanistan e da cui passa probabilmente il grande
traffico della droga verso l’Europa. Insomma, l’Asia centrale è un’area in ebollizione,
è un’area che continua ad essere sottoposta continuamente – come altre – al fondamentalismo.
Il Kazakistan è oggi un presidio di sicurezza e di stabilità e perdere il quale significherebbe
per tutta la regione perdere quegli elementi di stabilità che sono essenziali per
la crescita economica, per la comunità e anche per l’approvvigionamento energetico
dell’Occidente”. (mg)