2012-01-13 14:21:39

Sugli schermi italiani "La chiave di Sara" sulla deportazione degli ebrei parigini nel 1942


Da oggi sugli schermi italiani “La chiave di Sara” del regista francese Paquet-Brenner: le drammatiche vicende vissute a Parigi nell’estate del 1942 da migliaia di ebrei rastrellati senza pietà. Il film le ripercorre con gli occhi e il cuore della piccola Sara, che racchiude con la sua chiave un segreto e sulle cui conseguenze indaga oggi una giornalista coinvolta in quei tragici fatti. Un film che prepara la Giornata della memoria del 27 gennaio prossimo. Il servizio di Luca Pellegrini.RealAudioMP3

“Nel luglio del 1942 …
… il 16 e il 17 luglio del ’42 furono arrestati 13 mila ebrei, in maggioranza donne e bambini. Ottomila di loro furono collocati nel Vel' d'Hiv', il velodromo, in condizioni disumane. E poi li mandarono nei campi di concentramento …”

Partirono così, verso la morte, come agnelli al macello. Però nessuno raccontò la loro storia. Se una storia non si racconta, si dimentica. Per alcune, può anche succedere. Per altre, assolutamente no. La coscienza non perdonerebbe. Tatiana de Rosnay una storia l'ha scritta, proprio perché la Francia non perda un fatto oscuro e tragico del suo passato, di cui ha giustamente chiesto scusa al mondo. In quell’estate del 1942 quasi 14.000 ebrei - uomini, donne e moltissimi bambini - furono rastrellati nei quartieri di Parigi dall'esercito francese su ordine di quello nazista. Scomparirono quasi tutti. La scrittrice pubblica, dunque, un romanzo e l'amico regista Gilles Pasquet-Brenner ne rimane folgorato, diventa il film da oggi sugli schermi italiani, anticipando così la Giornata della Memoria del 27 gennaio, utile dunque per tutte le scuole come strumento con il quale riflettere e prepararsi. La chiave di Sara parte da una finzione: una giornalista americana, interpretata da Kristin Scott Thomas, sempre bravissima, vive a Parigi e grazie alla più inaspettata delle coincidenze sarà costretta, per curiosità professionale e dovere morale, a scoprire il segreto racchiuso nel calvario della piccola Sara, arrestata in quella notte d'orrore. "Il film - precisa la scrittrice - è oscuro, come il mio libro. Nessun pathos, nessuna sdolcinatezza. Il regista cui l'ho affidato è riuscito a trasmettere l'emozione che avevo cercato di condividere con i miei lettori: il ritratto di una donna che scoperchia un vaso di Pandora; l'immagine straziante di una ragazzina dalla vita spezzata; un uomo che non sapeva niente di sua madre. Un tabù abbattuto sessant'anni dopo uno degli avvenimenti più bui della nostra storia". La documentazione è rigorosa, perché molti sono i testimoni contattati, per i quali non è stato semplice tornare a quei fatti e alla responsabilità collettiva che li causò. Il regista francese fa "sentire" questa tragedia “per riportarla alla gente di oggi – dice - prescindendo dai grandi discorsi, per restituirle una dimensione concreta, umana". Sara stringe in mano la sua chiave: quando la userà, i destini di molti cambieranno. La speranza è che la storia abbia imparato dal suo coraggio e dalla sua sofferenza.







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