Italia. No della Consulta al referendum sulla legge elettorale. Il commento di Enzo
Balboni
La Corte Costituzionale ha detto “no” al referendum sulla legge elettorale. Sono stati
bocciati infatti i due quesiti presentati dal Comitato promotore, sia quello che chiedeva
l'abrogazione totale della legge Calderoli, sia quello che ne chiedeva l'abrogazione
parziale. Le motivazioni della Consulta verranno rese note nei prossimi giorni. Particolarmente
dura la reazione dell’Idv che parla di “deriva antidemocratica” e di sentenza emessa
per far piacere al presidente Napolitano. Dichiarazioni respinte dal Colle come “volgari
insinuazioni“. E il Quirinale questa sera ha rimandato la soluzione ai partiti e alle
Camere. Sul pronunciamento della Consulta sentiamo il costituzionalista Enzo Balboni,
al microfono di Paolo Ondarza:
R. –
La Corte Costituzionale ha agito non facendosi influenzare dal fatto che un milione
e 200 mila cittadini elettori avessero sottoscritto i referendum, ma tenendo conto
degli argomenti giuridico-legali che stavano alla base del suo giudizio, e – immagino
– tenendo molto in conto i suoi precedenti. Già è molto controverso il fatto che si
possano fare referendum in materia elettorale; tuttavia, ne sono stati fatti e sono
stati dichiarati ammissibili negli anni passati. Un argomento fondamentale che immagino
sarà stato decisivo è quello secondo il quale se fosse stata dichiarata ammissibile,
ci sarebbe stato un tempo in cui si sarebbe rimasti, anche soltanto per 24 ore, senza
una legge elettorale e questa è considerata una cosa inammissibile perché gli organi
costituzionali devono avere sempre una regola in base alla quale sono costituiti.
Quindi, la sentenza non è scandalosa. Adesso il parlamento faccia la sua parte.
D.
– Ecco: lei diceva: “La Corte non si è fatta influenzare …” …
R. - …
non si è fatta influenzare dal milione e 200 mila firme …
D. – Certo.
Resta il fatto che stiamo parlando di un numero importante …
R. – E’
un numero importante, che deve valere per il sistema politico, per il parlamento.
I partiti, che poi sono attenti a queste cose, devono sapere che se adesso non fanno
una riforma profonda della legge elettorale vigente, avranno una grandissima punizione.
(gf)