Due anni fa il terribile sisma ad Haiti. Mons. Kebreau: il Paese non riesce a risorgere
Uno dei dati più drammatici è che, a distanza di due anni dal sisma, siano ancora
600 mila le persone costrette sotto una tenda. È questa una delle “eredità” del terribile
terremoto che esattamente due anni fa devastò Haiti. Un cartello di movimenti della
società civile sfila oggi nella capitale Port-au-Prince per rendere omaggio alle oltre
200mila vittime, ma anche per denunciare gravissimi ritardi e “miopìe” della macchina
della solidarietà. La Chiesa locale è in prima linea con decine di progetti di ricostruzione,
ma le difficoltà sono tuttora ingenti, come sottolinea mons. Louis Kébreau,
presidente della Conferenza episcopale haitiana, intervistato da Romilda Ferrauto:
R. – Le
climat est plutôt morne du a la situation de misère, de souffrance … L’atmosfera
è piuttosto triste a causa della situazione di miseria, di sofferenza che questo popolo
vive. E’ vero, si fanno alcune cose, ma piccole e per l’insieme della popolazione,
manca un vero coordinamento. Io inorridisco quando vedo - dopo due anni! - i bambini
crescere in questa atmosfera di limitatezza, di cupezza, di oppressione. Il Paese
non riesce a uscire da questa situazione di miseria e di sofferenza. Siamo in un periodo
di incertezza, e dopo parole, discorsi, promesse non si vede ancora nulla...
D.
– Manca forse la volontà politica?
R. – Avec le nouveau gouvernement
que nous avons, et je reconnais la très, très … Con il nostro nuovo governo,
io riconosco la grande buona volontà del nostro capo di Stato che veramente vuole
fare qualcosa. Ma questo non è sufficiente. E’ necessario aiutare le singole persone,
perché la disoccupazione porta le persone sulla strada della violenza e della criminalità.
Sfortunatamente, l’ambiente che circonda il presidente sembra che non abbia gli occhiali
giusti per saper ben leggere e comprendere questa realtà. E’ un po’ miope, chiuso
su se stesso. Sono necessarie invece aperture per andare molto più lontano e scoprire
quello che oggi è necessario fare, e farlo d’urgenza.
D. – Come lei
si spiega questa impotenza, questa miopia?
R. – Il y a l’impression
qu’il y a des gens qui n’auraient pas voulu voir ce pays … L’impressione
è che ci sia qualcuno che non vuole veder progredire questo Paese. Siamo incatenati
a causa di pressioni che vengono dall’esterno. Mi chiedo: ma Haiti è per caso in vendita
all’asta? E’ un Paese che non è autonomo, è un Paese che vive dipendendo da altri
e quindi in questo momento non è in grado di gestire la sua propria storia e nemmeno
di prendere in mano il suo destino! (gf)