Usa. Mitt Romney batte tutti alle primarie in New Hampshire
Primarie repubblicane la scorsa notte in New Hampshire, negli Stati Uniti. Ha prevalso
Mitt Romney con il 39% di voti, seguito da Ron Paul col 23% e dall’ex ambasciatore
americano in Cina Jon Huntsman, al 17%. Delusione invece per l’ex- speaker della Camera
Gingrich, finito quarto, e per l'eroe dell'Iowa Santorum, solo quinto. E la corsa
repubblicana per le presidenziali di novembre è stato il tema della tavola rotonda
intitolata “America 2012, rilancio o declino”, svoltasi presso la sede della Rubbettino
editore a Roma. Il servizio di Michele Raviart:
Mitt Romney
vince nel New Hampshire e compie un passo forse decisivo verso la nomination repubblicana
per la Casa Bianca. L’ex governatore del Massachussets, 64 anni, mormone e un passato
legato alle società di consulenza finanziaria dell’East Coast, sembra ormai avere
la credibilità necessaria per compattare il frammentato schieramento repubblicano.
Alia Nardini del Centro Studi Tocqueville-Acton:
“Romney
ha numerosi elementi di trasversalità che lo contraddistinguono. Sa dimostrarsi estremamente
capace nel parlare di questioni economiche che preocccupano l’America in questo momento,
però sa assumere dove è necessario anche toni più marcatamente populisti contro, per
esempio, lo strapotere di Wall Street. Romney viene criticato d’altra parte proprio
per questa sua familiarità con la realtà imprenditoriale, viene percepito come un
candidato che ha ancora le mani troppo addentro ai grandi mercati, alle grandi corporations”.
Sconfitti,
ma non surclassati gli altri candidati, espressione di un conservatorismo più populista
e legato al movimento dei “Tea Party”, per una campagna per le primarie che l’establishment
repubblicano vorrebbe lunga il meno possibile, al fine di risparmiare fondi per
la sfida finale con Obama. Mai come quest’anno il tema dello scontro elettorale sarà
infatti l’economia, tra un debito pubblico mai così alto e un tasso di disoccupazione
per la prima volta in leggero calo da mesi. Il prof. Flavio Felice
della Pontificia Università Lateranense:
“Il tema del debito pubblico
peserà tantissimo sulla testa di Barack Obama. Proprio di questi giorni è la polemica
sul fatto che il governo Obama avrebbe fatto crescere il debito pubblico in maniera
spropositata raggiungendo l’ammontare che tutti i presidenti degli Stati Uniti d’America,
da George Washington fino a George Bush, hanno costruito. Il tema della disoccupazione
invece potrà essere un segnale positivo che verrà usato da Barack Obama contro l’avversario”.
Un
avversario che non avrà vita facile contro Obama, dato dagli analisti politici ancora
in vantaggio per la vittoria finale. A favore del presidente in carica i successi
in politica estera, la cattura di Bin Laden e il ritiro dall’Iraq su tutti, e un carisma
mediatico ancora ineguagliato. (bf)