La preoccupazione del "popolo dell'acqua" dopo l'annuncio di interventi del governo
nel settore
In Italia, il governo continua a lavorare sulla questione delle liberalizzazioni.
Un decreto legge in materia verrà varato entro il 20 gennaio. Lo ha detto nei giorni
scorsi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, precisando
che il provvedimento riguarderà molti ambiti, tra cui quello dell’acqua. In questo
settore è prevista l’introduzione di modifiche, ha detto Catricalà, che però rispettino
l’esito referendario dello scorso 13 giugno in cui aveva vinto il no alla privatizzazione.
L’annuncio ha creato perplessità in quanti si erano impegnati per quel risultato.
Antonella Palermo ha sentito Rosario Lembo, presidente del Comitato
italiano per il Contratto mondiale sull’acqua.
R. – Alcuni
principi che la campagna referendaria ha messo in evidenza - ed anche alcuni sondaggi
rispetto sulle sensibilità del popolo italiano –, dimostrano come ci sia uno scarso
convincimento nel popolo italiano rispetto al fatto che il privato possa essere il
soggetto abilitato a gestire un bene così importante come l’acqua Mi pare siano due
i principi accolti positivamente da oltre la metà – oltre 27 milioni – dei cittadini
italiani: l’acqua non è una merce e sull’acqua non si fa profitto. Per le opere infrastrutturali,
per le grandi opere, per la depurazione – come avviene anche per le autostrade -,
devono essere destinate delle quote di fiscalità generali associate ad alcuni strumenti
che sono già stati preannunciati. Anche noi abbiamo proposto un uso diverso del risparmio
pubblico, ad esempio quello accantonato presso la Cassa Depositi e Prestiti che, lo
ricordiamo, dovrebbe essere l’ente che finanzia per l’appunto gli enti locali per
queste opere infrastrutturali. Si può fare: lo hanno dimostrato anche gli italiani
acquistando una parte del debito pubblico italiano, le obbligazioni. Perché non è
possibile lanciare un prestito obbligazionario? Gli italiani sottoscriverebbero certamente
dei titoli per mettere a disposizione delle risorse che servirebbero proprio a pagare
queste opere infrastrutturali. Ci vuole un modello di gestione dell’acqua che non
sia quello del mercato.
D. – Voi del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
rimanete perciò guardinghi. Cosa vi aspettate?
R. – Credo che si voglia cercare
di rendere un po’ più difficile la gestione dei servizi idrici che, attualmente, sono
in mano ai comuni. Bisogna stare molto attenti. Vigileremo anche come Comitato, per
renderci garanti dei principi affermati attraverso il referendum. Quindi, monitoriamo
attentamente la situazione. (vv)