Il nunzio a Gerusalemme: progressi nel dialogo tra Chiesa e Stato israeliano
Alla vigilia della sua conclusione, il pellegrinaggio dei vescovi europei e americani
del Coordinamento per la Terra Santa ha fatto questa mattina tappa a Ramallah. Nel
frattempo, un comitato è al lavoro per preparare il Messaggio conclusivo che sarà
reso noto domani. La nostra inviata, Philippa Hitchen, ha chiesto al nunzio
apostolico in Israele, l’arcivescovo Antonio Franco, una valutazione del recente
confronto avuto con le autorità israeliane:
R. – Si cerca
di trovare soluzioni alle nostre difficoltà, ai nostri problemi, per consentire alla
Chiesa di poter continuare il suo lavoro a servizio delle comunità dei cristiani e
anche per organizzare l’accoglienza dei pellegrini in maniera soddisfacente.
D.
– Quali sono le sue speranze per l'incontro con i vertici del governo israeliano,
dopo tanti anni di negoziato?
R. – Io credo si stiano facendo progressi.
C’è una parte di rispetto e di comprensione per la realtà della Chiesa cattolica,
nel senso che qui i fedeli sono pochi e non sono ricchi da poter sostenere la Chiesa,
quindi si ha bisogno sempre del contributo della Chiesa universale e per alcune cose
abbiamo ottenuto l’esenzione totale dalle tasse. Per altre cose, dobbiamo dare il
nostro piccolo contributo.
D. - Oltre alla situazione fiscale, c’è l’importante
questione sull'uso del Cenacolo...
R. - Sì, c’è anche l’uso del Cenacolo.
Stiamo cercando di ottenere comprensione perché il Cenacolo e il Santo Sepolcro sono
i tesori più preziosi che abbiamo, come memoria della vita di Gesù. Abbiamo fiducia.
D.
– Secondo lei, la presenza di questa delegazione internazionale e gli incontri con
i responsabili del governo israeliano possono fare qualcosa in questo senso o no?
R.
– Questa è una presenza molto importante, perché è un segno sensibile dell’interesse
della Chiesa universale per la Terra Santa. Ci sono tanti segni, tante manifestazioni.
Questa è una ed è privilegiata, perché ci sono i rappresentanti della Conferenza episcopale
di Europa e Nord America. Quindi, anche questi incontri servono soprattutto per creare
un’atmosfera di fiducia reciproca, di rispetto e di comprensione, anche delle difficoltà
degli uni e degli altri. Logicamente, i progressi si fanno con gli anni, con il tempo
che è necessario, anche per abbattere certi muri di pregiudizi e certe eredità storiche.
(bf)