Convegno alla Lateranense “Quale famiglia per quale società“. Don Milani: recuperare
il tempo per la famiglia
“Quale famiglia per quale società”: il titolo del Convegno ospitato stamani alla Pontificia
Università Lateranense, promosso dall’Istituto pastorale Redemptor Hominis
e dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia. Aprendo
i lavori, il rettore mons. Enrico dal Covolo ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa
in vista del VII Incontro mondiale delle famiglie, in programma a Milano dal 30 maggio
al 3 giugno prossimi. Roberta Gisotti ha intervistato don Davide Milani,
responsabile Comunicazioni sociali della diocesi ambrosiana e dell’evento che culminerà
con la visita di Benedetto XVI:
D. – Don
Milani, a dire il vero si parla sovente di una famiglia ideale che si confronta con
una società che sembra congiurare – in realtà – contro questa famiglia ideale…
R.
– Il tema che il Santo Padre ha scelto per il settimo Incontro mondiale delle famiglie,
cioè “La famiglia, il lavoro e la festa”, ci aiuta a risolvere felicemente questa
apparente tensione. Noi non siamo chiamati a parlare della famiglia in generale –
avremmo comunque tanto da dire – siamo chiamati a mostrare la famiglia dentro questo
dinamismo vitale del lavoro e della festa. Siamo convinti che, mostrando la famiglia
nel suo darsi, riusciremo a far risplendere il grande valore della famiglia stessa
che intendiamo come unione stabile, pubblica tra un uomo e una donna, aperta alla
vita.
D. – Nella cultura di oggi c’è una certa ambiguità sul termine
‘famiglia’. Quindi, sarà importante ribadire quali sono i principi, i valori e la
carta d’identità di questa famiglia cristiana…
R. – Certo. Lo diremo,
lo ribadiremo, non in astratto. Parlare del lavoro non significa semplicemente parlare
dell’impiego di uno dei due genitori, dei coniugi fuori casa, ma mostrare quella dimensione
fondamentale del lavoro che è per l’uomo: il modo in cui l’uomo è nel mondo, in cui
la donna è nel mondo. E allo stesso tempo, parlare della famiglia e la festa vuol
dire celebrare quel fondamento dell’unione matrimoniale che è l’amore: il tempo per
la famiglia e il tempo per la relazione con il Signore, la festa, il tema della domenica.
E’ un incontro in cui diremo l’identità della famiglia cristiana, ma saremo aperti
anche a dialogare con tutti, senza nascondere la nostra identità. Anzi, poiché l’identità
della famiglia cristiana è molto forte, in noi abbiamo la forza e il coraggio di sostenere
il confronto con tutti.
D. – Il tempo della famiglia: un tempo che viene
conteso, soprattutto in termini commerciali, nella società di oggi…
R.
– Sì, questo è un tema molto "caldo", sul quale stiamo riflettendo tanto. Una riflessione
che viene da Milano, una città molto caotica, molto frenetica, nei suoi ritmi e tempi
di vita. L’ancora di salvezza per la famiglia, in relazione al tempo, è la dimensione
della comunità. Laddove c’è una comunità – la comunità cristiana, per noi – la comunità
territoriale, questa dimensione del tempo si stempera ed è percepita in maniera meno
conflittuale. Certo che, se la famiglia si percepisce come barricata dentro il proprio
appartamento, alle prese con mille appuntamenti e mille impegni, tutto diventa più
complicato, più frenetico. Se invece si sente percepita all’interno di una comunità
– come si sperimenta in una comunità amicale, parentale, cristiana – questa tensione
è meno percepibile. Anzi, si percepisce un’alleanza di fondo, una benevolenza di fondo.
D.
– A che punto sono i preparativi dell'Incontro di giugno?
R. – Siamo
a buon punto. Le sfide su cui siamo impegnati sono la ricerca di cinquemila volontari,
che vengano da Milano, dalla diocesi, dall’Italia e dal mondo per darci una mano.
Cerchiamo gli iscritti al Convegno teologico per gli operatori di pastorale familiare,
e cerchiamo le famiglie che dal mondo vengano a Milano a vivere questo incontro con
il Papa. E su Milano e sulla Lombardia cerchiamo anche 100 mila famiglie che aprano
la propria porta di casa per accogliere i pellegrini. (gf)