2012-01-10 07:47:09

Sciopero generale in Nigeria: almeno 5 morti


Dopo gli attacchi ai cristiani iniziati nel giorno di Natale, in Nigeria si contano ancora morti ma si tratta di 5 vittime di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Ieri è stato il primo giorno di uno sciopero generale contro il rincaro della benzina. I manifestanti sono scesi nelle strade a migliaia, dalla capitale economica Lagos alla capitale amministrativa Abuja, alla megalopoli del nord Kano. Proprio a Kano, un manifestante è rimasto ucciso dagli spari della polizia e un bambino di 9 anni è morto calpestato dalla folla. A Lagos, nel sud, sono morti tre giovani. Il prezzo della benzina è raddoppiato perché sono stati cancellati i sovvenzionamenti statali. I tagli rientrano in una nuova politica economica avviata nel Paese più popoloso dell’Africa. Fausta Speranza ne ha parlato con l’africanista Aldo Pigoli, docente all’Università cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. – Questo rincaro è fondamentalmente dovuto all’adozione di una politica economica interna volta ad una razionalizzazione generale. In particolar modo, è dovuto al taglio dei costi, tra cui appunto quelli relativi al mantenimento di sussidi – come quello per i prodotti e i carburanti – che ha sempre caratterizzato la politica economica del Paese, così come per altri Paesi produttori ed esportatori di petrolio e gas naturale. L’analisi della situazione economica nigeriana mostra come il mantenimento dei sussidi sia diventato sempre più insostenibile per quanto riguarda il bilancio dello Stato. Il presidente, Jonathan Goodluck, è impegnato da diverso tempo nella razionalizzazione della gestione economica del Paese. Egli da un lato tenta di svincolarsi dal solo settore petrolifero e degli idrocarburi – e quindi di rilanciare un po’ l’economia del Paese in generale, soprattutto dal lato della produzione e della diversificazione delle attività produttive - mentre dall’altro lato deve far sì che il bilancio dello Stato sia in grado di sviluppare una serie di progetti di natura socio-economica. Progetti che riguardano, ad esempio, l’investimento sull’educazione e sul settore sanitario, per permettere quindi a lungo termine un miglioramento degli standard di vita e delle condizioni economico-sociali della gran parte della popolazione nigeriana, che vive al di sotto della soglia di povertà.

D. – Il punto però è che i tagli ai sussidi colpiscono ora una popolazione la cui maggioranza vive con meno di due dollari al giorno…

R. – Certo, certo. La Nigeria è la seconda potenza economica africana e le proiezioni la danno come prima potenza economica africana – andando quindi a superare addirittura il Sud Africa – entro il 2020. Questo, però, non vuol dire che i nigeriani stiano bene: gran parte dei circa 150 milioni di essi vive in una situazione sia di povertà diffusa o estrema, sia di scarso accesso ai servizi basilari, quali appunto l’educazione, i servizi socio-sanitari, l’acqua potabile e così via.

D. – In tutto questo, ci sono stati i massacri di Natale contro i cristiani e vari attacchi nei giorni seguenti. Il presidente Jonathan ha accusato elementi interni all’apparato statale di appoggiare e coprire gli integralisti islamici del gruppo Boko Haram che purtroppo abbiamo imparato a conoscere dopo il massacro di Natale. Che cosa si può dire riguardo questa tensione sociale, dove si mischiano etnie, religioni, ma soprattutto questioni economiche…

R. – Qualsiasi rivendicazione di natura religiosa ed etnica nasconde un po’ in tutta l’Africa subsahariana dinamiche di natura politico-economica legate alle risorse. Anche se si deve tener presente che la gran parte della ricchezza petrolifera della Nigeria dipende dalle regioni meridionali, soprattutto dalla famosa regione del Delta del Niger, mentre gli attacchi ci sono stati al Nord.

D. – Abbiamo la preoccupazione del presidente Jonathan, il quale ha espressamente affermato che la situazione è anche più grave rispetto a quella degli anni Sessanta, quando c’è stata la guerra civile. Dobbiamo veramente pensare ad un rischio-destabilizzazione di un Paese così grande e popoloso in Africa, qual è appunto la Nigeria?

R. – Il problema di un’implosione della Nigeria c’è e c’è stato anche in altri periodi. Pensiamo solo allo sciopero che stiamo vivendo adesso: si era verificato già nel 2003 ed è stato molto forte, tanto da riuscire a bloccare il Paese. C’è stato il problema – ancora persistente – del Delta del Niger e del movimento del Mend, c’è stata la guerra degli anni Sessanta, quella separatista di fine anni ’60 ed inizi ’70. Questo è un Paese molto importante per gli equilibri dell’Africa subsahariana e per lo sviluppo futuro del continente. E’ un Paese molto importante anche per alcuni attori internazionali, in primis gli Stati Uniti. Dire dunque che la Nigeria possa implodere dall’oggi al domani, credo sia abbastanza prematuro ed anche un po’ forzato. Sicuramente, però, la situazione in Nigeria va tenuta in considerazione e sotto controllo. (vv)







All the contents on this site are copyrighted ©.