2012-01-10 16:19:56

Acqua e liberalizzazioni


RealAudioMP3 "Qualsiasi intervento che il settore privato può dare a un settore come quello idrico non può non partire dalla considerazione che l’acqua è un monopolio dell’umanità. Ciò non vuol dire che coinvolgere il privato non sia possibile, lo si deve fare però con strumenti adeguati". Ai nostri microfoni Antonio Massarutto, docente di Economia pubblica all'università di Udine e autore del saggio "L'acqua", commenta l'annuncio del governo Monti di un decreto, che sarà varato entro il 20 gennaio sulle liberalizzazioni, tra cui quella dell'acqua. "Questo settore ha un disperato bisogno di recuperare risorse dal mercato, ma è necessario superare la contrapposizione pubblico-privato", precisa Massarutto. "Occorre invece parlare di concorrenza tra modelli. La gestione pubblica funziona bene se è messa in grado di operare con criteri aziendali e se l'azienda pubblica ha una credibile minaccia di essere sostituita da qualcun altro". Di diverso parere è Rosario Lembo (Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua): "Il recupero di risorse per un bene così importante deve essere legato a due principi imprescindibili: l’acqua non è una merce e sull’acqua non si fa profitto. Deve essere la fiscalità generale - associata ad alcuni strumenti come per esempio l'uso del risparmio pubblico accantonato nella Cassa Depositi e Prestiti - a garantire un bene essenziale come l’acqua. Perché non è possibile lanciare un prestito obbligazionario finalizzato alla gestione dell'acqua? Occorre introdurre poi tariffe differenziate". Sullo stesso fronte interviene Alfredo Cucciniello (Acli): "La rassicurazione del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà circa il fatto che le liberalizzazioni non andranno a modificare i risultati referendari mi lascia perplesso. Mentre si parla di attacco alle corporazioni, non vedo come questi auspici possano sposarsi con il mettere mano al bene acqua". (A cura di Antonella Palermo)








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