Usa: primarie in New Hampshire, favorito Mitt Romney
Dopo i “caucus” in Iowa, è oggi la volta del New Hampshire, prima tappa delle primarie
repubblicane da cui emergerà lo sfidante di Barack Obama alle presidenziali del 6
novembre. Secondo i sondaggi della vigilia, grande favorito di questa tornata è l'ex
governatore del Massachusetts, Mitt Romney, mentre è in ascesa l'ex governatore dello
Utah, Jon Huntsman. Se Romney dovesse aggiudicarsi il New Hampshire, metterebbe un’ipoteca
sulla nomination. Ne è convinto l’americanista Bruno Cartosio dell’Università
di Bergamo, intervistato da Alessandro Gisotti:
R. - Se Romney
vincesse in New Hampshire sarebbe una ipoteca abbastanza consistente sulla nomination,
perché i due appuntamenti successivi, South Carolina e Florida, si presentano in modo
diverso. E’ più probabile una vittoria in Florida che in South Carolina, ma una vittoria
in New Hampshire, dove si tratta di votare e non di fare riunioni di “caucuses,” cioè
di comitati elettorali, avrebbe un valore di trascinamento alto.
D.
– Dopo il successo avuto in Iowa, Rick Santorum rischia di diventare una meteora,
l’ennesima peraltro del campo repubblicano…
R. – E’ probabile che sia
così. Potrebbe anche succedere che si vada ancora avanti a febbraio e si arrivi addirittura
fino al cosiddetto "Super martedì" del 6 di marzo. Ma, in sostanza, è probabile che
Santorum non riesca a competere con Romney per una serie di ragioni abbastanza spiegabili
nel contesto del quadro politico statunitense di oggi: cioè, Romney, anche se si è
spostato, diciamo così semplificando, un po’ a destra, è il più moderato e il più
articolato nello schieramento e quindi ha più possibilità di attirare i voti degli
indipendenti; Santorum, invece, è su posizioni più rigide, soprattutto sul terreno
della moralità pubblica, che lo mette un po’ in difficoltà sul terreno del rapporto
con gli indipendenti, che sono - tanto per i democratici, quanto per i repubblicani
- il vero ago della bilancia.
D. – Mentre i riflettori sono puntati
sui Repubblicani, quale strategia sta adottando lo staff elettorale di Obama?
R.
– In realtà stanno studiando con molta attenzione l’andamento delle primarie repubblicane
e stanno tenendo aperte opzioni diverse. Hanno cominciato a circolare analisi sull’andamento
della diseguaglianza sociale e alcune di queste analisi - a cui il giornalismo democratico
ha dato una qualche importanza - hanno sottolineato che le iniziative sociali di Obama
hanno permesso di togliere dalla povertà 6 o 7 milioni di persone e che quindi hanno
effettivamente inciso. Poi, l’altro aspetto è quello legato all’andamento delle primarie
repubblicane, perché se l’esito è Romney la tattica sarà una; se l’esito fosse Santorum,
che in questo momento sembra l’avversario più qualificato, la tattica sarebbe certamente
un’altra.
D. – Di certo c’è che molto dipenderà dai dati dell’economia.
Gli ultimi hanno registrato un calo del tasso di disoccupazione. Un dato che sorride
evidentemente ad Obama…
R. – E, infatti, è su questo che l’opinione
pubblica simpatizzante per i Democratici, o comunque liberal, sta giocando le sue
carte. Stanno dicendo: ecco, ci abbiamo messo del tempo, ma le iniziative sono servite,
stiamo uscendo dalla depressione. L’altro addentellato di questo discorso è l’accentuazione
del discorso di Obama nei confronti dell’Europa, dicendo all’Europa: noi abbiamo fatto
la nostra parte, e questo lo dimostra, adesso voi datevi da fare. (bf)