Lione: convegno su Pauline Jaricot fondatrice dell'Opera della Propaganda della Fede
“Rileggendo la vita di Pauline Jaricot, io penso a Davide, questo piccolo pastore,
che affronta Golia. Sì, Pauline è Davide, e direi che il clima religioso e culturale
fortemente anticlericale seguito alla Rivoluzione Francese, è il suo Golia”. A tratteggiare
questo parallelo è mons. Savio Hon Tai Fai, Segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli, nel suo intervento al colloquio internazionale sul tema “Pauline Jaricot,
una donna sempre attuale” che si svolge oggi a Lione, in occasione del 150° anniversario
della nascita al cielo della venerabile Pauline Marie Jaricot (1799-1862), che dedicò
tutta la sua vita alla missione, alla preghiera ed al servizio dei poveri, fondando
la Pontificia Opera della Propagazione della Fede ed il Rosario vivente.Come Davide,
anche Pauline Jaricot si è recata al torrente della Scrittura, ha spiegato il Segretario
del dicastero missionario, dove ha trovato le sue cinque piccole pietre levigate:
la preghiera, la carità, l’umiltà, la fiducia in Dio, l’amore per il Santo Padre.
“Pauline fonda il Rosario Vivente, questa catena di preghiera che sale ogni giorno
dal cuore dei fedeli verso il Signore, per la propagazione del Vangelo e la venuta
del Regno di Dio sulla terra” ha detto mons. Savio Hon Tai Fai . La seconda pietra
è quella della Carità: “Pauline comprende che le missioni hanno anche bisogno di aiuto
materiale, e a questo scopo organizza una raccolta settimanale per le missioni”, la
prima nella storia, ad imitazione della colletta dei primi cristiani per la comunità
di Gerusalemme, che successivamente estende a tutte le nazioni. Tradita, ingannata
da loschi affaristi, Pauline vede poi contestato il suo ruolo di fondatrice, la sua
salute malferma ed il suo cammino spirituale la riducono al silenzio. “Fino alla fine
della sua vita, essa porterà con amore tutte le sue croci, fedele all’offerta che
aveva fatto di se stessa a Cristo nella sua Passione, che era stata il motore del
suo impegno”. Infine la sua incrollabile fiducia in Dio, che non viene scalfita nemmeno
dalle più grandi difficoltà, e l’amore per il Santo Padre, concretizzato in una “obbedienza
docile e attiva”: “alla luce della fede, comprende che la sua sottomissione alla Chiesa
è la garanzia della fedeltà dell’Opera al suo carisma”.Concludendo il suo intervento,
mons. Savio Hon Tai Fai ha ricordato le parole incise nella cappella dove è conservato
il suo cuore, che la definiscono “martire della carità in favore della classe operaia”,
ed ha sottolineato che “il suo esempio ha anticipato in maniera profetica l’appello
di Benedetto XVI quando ha detto: ‘E’ necessario gettare le reti del Vangelo nel mare
della storia per guidare gli uomini verso la terra di Dio’.” (R.P.)