2012-01-09 13:02:47

Il Papa al Corpo diplomatico: non scoraggiarsi di fronte alla crisi, ma ripensare il cammino dell'umanità verso la pace


Per uscire dalla crisi economica e costruire la pace nel mondo, bisogna mettere al centro la persona umana: questo, in estrema sintesi, il messaggio che Benedetto XVI ha lanciato alla comunità internazionale, all’inizio del 2012, ricevendo stamani nella Sala Regia del Palazzo Apostolico i membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Il Papa ha pronunciato un articolato ed appassionato discorso, toccando tutti i principali temi dell’attualità internazionale. Attualmente, la Santa Sede intrattiene relazioni piene con 179 Stati. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

“Il mondo è buio laddove non è rischiarato dalla luce divina”: muove da questa convinzione il ragionamento di Benedetto XVI nel rivolgersi al Corpo diplomatico. Il Papa riconosce che il “momento attuale è segnato purtroppo da un profondo malessere”. Sottolinea così che la crisi economica-finanziaria mondiale ha colpito i Paesi in via di sviluppo non meno di quelli avanzati, dove tanti giovani si sentono oggi “disorientati e frustrati nelle loro aspirazioni”. Di qui, l’esortazione del Papa, a non scoraggiarsi, ma a “riprogettare risolutamente il nostro cammino”.

“La crise peut et doit…”
“La crisi – ha ribadito – può e deve essere uno sprone a riflettere sull’esistenza umana e sull’importanza della sua dimensione etica, prima ancora che sui meccanismi che governano la vita economica”. Servono, ha aggiunto, “nuove regole che assicurino a tutti la possibilità di vivere dignitosamente”. Ha quindi rivolto il pensiero al Nord Africa e al Medio Oriente, dove i giovani hanno lanciato il movimento della “primavera araba”. “L’ottimismo iniziale”, ha detto il Papa, ha ceduto “il passo al riconoscimento delle difficoltà di questo momento di transizione e di cambiamento”. Ed ha così indicato nel “riconoscimento della dignità inalienabile” della persona la “via adeguata per continuare il cammino intrapreso”. Ancora, ha invitato la Comunità internazionale “a dialogare con gli attori dei processi in atto, nel rispetto dei popoli” e in vista della costruzione di società “stabili e riconciliate”.

“J’eprouve une grande préoccupation…”
Il Papa ha espresso grande preoccupazione per le violenze in Siria, dove ha auspicato “una rapida fine degli spargimenti di sangue e l’inizio di un dialogo fruttuoso tra le parti”, favorito dalla presenza “degli osservatori indipendenti”. Non ha poi mancato di riferirsi con apprensione alla “recrudescenza della violenza in Nigeria”, ai recenti attentati in Iraq, alle tensioni e scontri nel Sud Sudan, in Costa d’Avorio, in Somalia e nella regione dei Grandi Laghi. Riferendosi poi al Medio Oriente ha auspicato che riparta il processo di pace in Terra Santa, elogiando l’iniziativa per il dialogo del Regno di Giordania. Palestinesi e israeliani, ha detto, devono adottare “decisioni coraggiose e lungimiranti in favore della pace”. Un’attenzione particolare il Pontefice l’ha poi rivolta al rispetto della libertà religiosa, che, ha ribadito, “è il primo dei diritti umani, perché essa esprime la realtà più fondamentale della persona”. Troppo spesso, è stato il rammarico del Papa, questo diritto viene “ancora limitato o schernito”:

“Dans de nombreux pays…”
“In non pochi Paesi – ha constatato – i cristiani sono privati dei diritti fondamentali e messi ai margini della vita pubblica”, “in altri subiscono attacchi violenti contro le loro chiese e le loro abitazioni”. E talvolta sono “costretti ad abbandonare Paesi che essi hanno contribuito ad edificare”. Il Papa ha salutato con commozione la memoria del ministro pakistano Shahbaz Bhatti, la cui “infaticabile lotta per i diritti delle minoranze – ha affermato – si è conclusa con una morte tragica”. Di qui, richiamando l’incontro di Assisi dell’ottobre scorso, ha rinnovato la sua ferma condanna del “terrorismo motivato religiosamente”. Ha quindi dedicato una parte importante del discorso all’educazione dei giovani alla pace, ribadendo l’importanza innanzitutto della famiglia per questo compito. Il Papa ha affermato che “le politiche lesive della famiglia minacciano la dignità umana e il futuro stesso dell’umanità”. Allo stesso modo, ha proseguito, si oppongono all’educazione dei giovani “le misure che non solo permettono, ma talvolta addirittura favoriscono l’aborto, per motivi di convenienza o per ragioni mediche discutibili”:

“J’accueille donc avec satisfaction…”
Ha così elogiato la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che vieta di brevettare le cellule staminali embrionali, come anche la risoluzione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa che condanna la selezione prenatale. Un segnale incoraggiante, ha detto ancora, è la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in favore della presenza del Crocifisso nella aule scolastiche italiane. E proprio all’Italia, in occasione del 150.mo anniversario della sua unificazione, è andato un pensiero particolare del Papa:

“Les relations entre Saint-Siège…”
“Le relazioni tra la Santa Sede e lo Stato italiano – ha rilevato – hanno attraversato momenti difficili dopo l’unificazione”, ma nel tempo “hanno prevalso la concordia e la reciproca volontà di cooperare” per il bene comune. Benedetto XVI ha quindi auspicato che l’Italia “continui a promuovere un rapporto equilibrato tra la Chiesa e lo Stato”, costituendo così un esempio per le altre nazioni. Nella parte conclusiva del suo discorso, il Papa ha richiamato l’importanza del rispetto del creato anche alla luce di recenti disastri ambientali come quello della centrale nucleare di Fukushima. “La salvaguardia dell’ambiente – ha osservato – la sinergia tra lotta contro la povertà e quella contro i cambiamenti climatici” sono ambiti rilevanti per la promozione dello sviluppo umano integrale”.







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