Il Papa al Corpo diplomatico: non scoraggiarsi di fronte alla crisi, ma ripensare
il cammino dell'umanità verso la pace
Per uscire dalla crisi economica e costruire la pace nel mondo, bisogna mettere al
centro la persona umana: questo, in estrema sintesi, il messaggio che Benedetto XVI
ha lanciato alla comunità internazionale, all’inizio del 2012, ricevendo stamani nella
Sala Regia del Palazzo Apostolico i membri del Corpo diplomatico accreditato presso
la Santa Sede. Il Papa ha pronunciato un articolato ed appassionato discorso, toccando
tutti i principali temi dell’attualità internazionale. Attualmente, la Santa Sede
intrattiene relazioni piene con 179 Stati. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Il mondo
è buio laddove non è rischiarato dalla luce divina”: muove da questa convinzione il
ragionamento di Benedetto XVI nel rivolgersi al Corpo diplomatico. Il Papa riconosce
che il “momento attuale è segnato purtroppo da un profondo malessere”. Sottolinea
così che la crisi economica-finanziaria mondiale ha colpito i Paesi in via di sviluppo
non meno di quelli avanzati, dove tanti giovani si sentono oggi “disorientati e frustrati
nelle loro aspirazioni”. Di qui, l’esortazione del Papa, a non scoraggiarsi, ma a
“riprogettare risolutamente il nostro cammino”.
“La crise peut et
doit…” “La crisi – ha ribadito – può e deve essere uno sprone a riflettere
sull’esistenza umana e sull’importanza della sua dimensione etica, prima ancora che
sui meccanismi che governano la vita economica”. Servono, ha aggiunto, “nuove regole
che assicurino a tutti la possibilità di vivere dignitosamente”. Ha quindi rivolto
il pensiero al Nord Africa e al Medio Oriente, dove i giovani hanno lanciato il movimento
della “primavera araba”. “L’ottimismo iniziale”, ha detto il Papa, ha ceduto “il passo
al riconoscimento delle difficoltà di questo momento di transizione e di cambiamento”.
Ed ha così indicato nel “riconoscimento della dignità inalienabile” della persona
la “via adeguata per continuare il cammino intrapreso”. Ancora, ha invitato la Comunità
internazionale “a dialogare con gli attori dei processi in atto, nel rispetto dei
popoli” e in vista della costruzione di società “stabili e riconciliate”.
“J’eprouve
une grande préoccupation…” Il Papa ha espresso grande preoccupazione
per le violenze in Siria, dove ha auspicato “una rapida fine degli spargimenti di
sangue e l’inizio di un dialogo fruttuoso tra le parti”, favorito dalla presenza “degli
osservatori indipendenti”. Non ha poi mancato di riferirsi con apprensione alla “recrudescenza
della violenza in Nigeria”, ai recenti attentati in Iraq, alle tensioni e scontri
nel Sud Sudan, in Costa d’Avorio, in Somalia e nella regione dei Grandi Laghi. Riferendosi
poi al Medio Oriente ha auspicato che riparta il processo di pace in Terra Santa,
elogiando l’iniziativa per il dialogo del Regno di Giordania. Palestinesi e israeliani,
ha detto, devono adottare “decisioni coraggiose e lungimiranti in favore della pace”.
Un’attenzione particolare il Pontefice l’ha poi rivolta al rispetto della libertà
religiosa, che, ha ribadito, “è il primo dei diritti umani, perché essa esprime la
realtà più fondamentale della persona”. Troppo spesso, è stato il rammarico del Papa,
questo diritto viene “ancora limitato o schernito”:
“Dans de nombreux
pays…” “In non pochi Paesi – ha constatato – i cristiani sono privati
dei diritti fondamentali e messi ai margini della vita pubblica”, “in altri subiscono
attacchi violenti contro le loro chiese e le loro abitazioni”. E talvolta sono “costretti
ad abbandonare Paesi che essi hanno contribuito ad edificare”. Il Papa ha salutato
con commozione la memoria del ministro pakistano Shahbaz Bhatti, la cui “infaticabile
lotta per i diritti delle minoranze – ha affermato – si è conclusa con una morte tragica”.
Di qui, richiamando l’incontro di Assisi dell’ottobre scorso, ha rinnovato la sua
ferma condanna del “terrorismo motivato religiosamente”. Ha quindi dedicato una parte
importante del discorso all’educazione dei giovani alla pace, ribadendo l’importanza
innanzitutto della famiglia per questo compito. Il Papa ha affermato che “le politiche
lesive della famiglia minacciano la dignità umana e il futuro stesso dell’umanità”.
Allo stesso modo, ha proseguito, si oppongono all’educazione dei giovani “le misure
che non solo permettono, ma talvolta addirittura favoriscono l’aborto, per motivi
di convenienza o per ragioni mediche discutibili”:
“J’accueille donc
avec satisfaction…” Ha così elogiato la sentenza della Corte di Giustizia
dell’Unione Europea che vieta di brevettare le cellule staminali embrionali, come
anche la risoluzione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa che condanna
la selezione prenatale. Un segnale incoraggiante, ha detto ancora, è la sentenza della
Corte europea dei diritti dell’uomo in favore della presenza del Crocifisso nella
aule scolastiche italiane. E proprio all’Italia, in occasione del 150.mo anniversario
della sua unificazione, è andato un pensiero particolare del Papa:
“Les
relations entre Saint-Siège…” “Le relazioni tra la Santa Sede e lo Stato
italiano – ha rilevato – hanno attraversato momenti difficili dopo l’unificazione”,
ma nel tempo “hanno prevalso la concordia e la reciproca volontà di cooperare” per
il bene comune. Benedetto XVI ha quindi auspicato che l’Italia “continui a promuovere
un rapporto equilibrato tra la Chiesa e lo Stato”, costituendo così un esempio per
le altre nazioni. Nella parte conclusiva del suo discorso, il Papa ha richiamato l’importanza
del rispetto del creato anche alla luce di recenti disastri ambientali come quello
della centrale nucleare di Fukushima. “La salvaguardia dell’ambiente – ha osservato
– la sinergia tra lotta contro la povertà e quella contro i cambiamenti climatici”
sono ambiti rilevanti per la promozione dello sviluppo umano integrale”.