2012-01-07 16:27:27

Omicidio nella comunità cinese di Roma: forse non una semplice rapina


Continuano i controlli in vari quartieri della capitale per risalire agli autori del duplice omicidio costato la vita, il 4 gennaio a Tor Pignattara, a un commerciante cinese e a sua figlia di 9 mesi. Gli aggressori potrebbero essere italiani o dell’europa dell’est, secondo le ultime rivelazioni della moglie del commerciante, sopravvissuta all'agguato. Gli inquirenti non escludono però la pista del regolamento di conti tra clan criminali, mentre cresce lo sgomento, condiviso anche dal Papa oggi in udienza con il cardinale Vallini,Vicario di Roma.

Per un'analisi sul delitto e sui possibili legami con la criminalità Gabriella Ceraso ha sentito il parere di Antonio Turri referente nel Lazio di Libera,Associazione contro le mafie:RealAudioMP3

R. – L’omicidio comunque si inserisce in un clima di violenza e di sopraffazione che coinvolge tutti, sia i cittadini italiani che gli ospiti stranieri. A Roma è in corso una lotta tra gruppi criminali per il controllo delle attività cosiddette illegali, ma anche del riciclaggio del denaro sporco: chi non ci sta viene da prima avvertito, successivamente si uccide.

D. – Quanti soldi e quante possibilità hanno le comunità cinesi? Quanto sono controllate o controllabili?

R. – Credo che proprio su questo, quello che è avvenuto era prevedibile, nel senso che spesso giovani cinesi, ma anche di altre etnie, così come i nostri mafiosi, tendono a investire milioni di euro soprattutto in attività commerciali e questo riguarda interi quartieri, anche a Latina, nel resto della regione Lazio, senza che dal comune di Roma si sappia o senza che l’Agenzia delle Entrate sappia da dove vengono questi soldi, come sono stati accumulati, in quanto tempo… Ebbene io credo che su questo ci sia da porsi forti interrogativi. Lontano da ogni forma di razzismo, io credo che un Paese che non abbia il controllo sui flussi di capitali sia una Paese dove situazioni del genere siano prevedibili.

D. – Serve, quello che si sta dicendo in queste ore da varie fonti istituzionali, uno statuto speciale? Servono più forze dell’ordine in strada?

R. – No, non serve a nulla. Servono interventi legislativi seri e mirati e mi riferisco soprattutto al seguire un po’ il mercato delle licenze, delle autorizzazioni; ma nei quartieri di Roma, nelle immense periferie, servono anche forti interventi di carattere sociale. Non bisogna far finta di non vedere. Lo ripeto: alla politica, alla classe dirigente romana e del Paese, spetta molto da fare in questo campo. (bf)







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