2012-01-07 14:19:25

La comunità internazionale mobilitata per prevenire una catastrofe nei Paesi del Sahel


L’Africa è in primo piano in questo inizio 2012: una nuova emergenza alimentare si profila per i Paesi compresi nella fascia del Sahel, a sud del deserto del Sahara e fino al Corno d’Africa. A lanciare l’allarme sono diverse organizzazioni impegnate nella regione. Tra queste l’Oxfam, tra le più importanti confederazioni internazionali, specializzata in aiuti umanitari e progetti di sviluppo. Roberta Gisotti ha intervistato Sibilla Filippi, tra i responsabili per l’Africa dell’Oxfam-Italia:RealAudioMP3

D. – Quali sono le cause di questo nuovo allarme per la regione del Sahel: sono solo cause naturali o ci sono anche cause di altro tipo, che aggravano la situazione?

R. – Le cause sono anzitutto naturali. Nello scorso anno, le piogge sono state molto scarse e questo sta provocando ovviamente un’emergenza alimentare. Ci sono anche altre cause, però, che aggravano la situazione, quale soprattutto l’aumento dei prezzi del cibo, che sta causando non solo un problema di reperibilità, ma anche di accesso al cibo. Parliamo di Paesi in cui le popolazioni vivono in estrema povertà, dove quindi l’aumento del prezzo del cibo è un problema assolutamente ulteriore e molto grave.

D. – Quali sono i Paesi più colpiti all’interno della fascia del Sahel? Sembra sia coinvolto anche il Corno d’Africa…

R. – Il Corno d’Africa sta vivendo, assolutamente sì, un’emergenza umanitaria. Dei Paesi del Sahel, invece, i più colpiti sono il Ciad, il Niger, la Mauritania, il Mali e il Burkina Faso. Anche il Senegal e parte della Nigeria, però, sono a rischio.

D. – Quali previsioni fare su quella che si profila come una possibile catastrofe? In che modo si può arginare quello che il giornale “Avvenire” ha già definito un possibile “tsunami della fame”?

R. – Purtroppo, per il 2012 si prevedono 11 milioni di persone a rischio di insicurezza alimentare. Quello che si può fare è agire immediatamente. La buona notizia, per così dire, di questa catastrofe è che è stata identificata in tempi molto stretti e quindi siamo assolutamente nei tempi per prevenire il peggio.

D. – Nei tempi: ma serviranno contributi economici?

R. – Assolutamente sì. Alcuni donatori, i più importanti e più impegnati nell’area, hanno già stanziato dei fondi. La Commissione europea, in particolare, ha stanziato dieci milioni di euro, tramite progetti Echo (Humanitarian Aid & Civil Protection), mentre le organizzazioni internazionali, che si trovano in loco, hanno già iniziato a lavorare in questo senso.

D. – E’ importante che le ong presenti sul luogo – ed abbiamo anche tante organizzazioni della Chiesa – svolgano un ruolo da "sentinelle", come è successo in questo caso…

R. – Certo. Sono organizzazioni sia internazionali che locali che collaborano al fine di evitare il disastro alimentare. Il fatto è che questa crisi, che si presenterà nel 2012, segue varie crisi che si sono già presentate nel 2005, nel 2008 e nel 2010. Quindi, i Paesi sono già devastati, ma alcune organizzazioni presenti sul territorio si erano già mobilitate per prevenire le catastrofi. Questo è ciòche, di fatto, rende poi possibile evitare il peggio: investire sulla prevenzione. (ap)







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