2012-01-06 07:48:09

Sud Sudan: lettera pastorale della diocesi di Rumbek per l’inizio del 2012


La distinzione dei ruoli tra autorità civile e religiosa, la carità come missione primaria della Chiesa, la nomina del nuovo vescovo: questi gli spunti di riflessione che padre Fernando Colombo, amministratore diocesano di Rumbek, in Sud Sudan, offre nella sua Lettera pastorale pubblicata per l’inizio del 2012. La diocesi di Rumbek è vacante dal 16 luglio scorso, giorno della morte improvvisa del suo vescovo, mons. Cesare Mazzolari; terminate le consultazioni tramite la nunziatura apostolica di Khartoum, spetta ora a Benedetto XVI nominare il nuovo presule. Quanto alla distinzione tra Stato e Chiesa, l’amministratore diocesano esprime innanzitutto apprezzamento per il rispetto che le autorità civili manifestano nei confronti di quelle religiose e per la tutela che garantiscono alla libertà religiosa, “base dei diritti umani”. Quindi, il religioso ribadisce che la questione dei lavoratori non sudanesi, residenti però in Sud Sudan, e contro i quali a volte è stata manifestata ostilità, ricade sotto la giurisdizione dello Stato, secondo il passo evangelico di Marco “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. “Spetta perciò al governo civile – sottolinea padre Colombo – decidere se garantire o meno a tali lavoratori il permesso di soggiorno e di lavoro e tutelare la loro sicurezza”. Inoltre, la lettera pastorale ricorda che “la Chiesa cattolica è impegnata al servizio della carità, come comunione di persone che credono in Gesù Cristo ed agiscono secondo lo Spirito di carità”. “La nostra missione – continua la missiva – non può essere dedicata agli affari, al potere, alla politica. Essa consiste esclusivamente nella carità senza discriminazioni, nel campo dell’evangelizzazione, dell’educazione e dell’assistenza sanitaria”. Infine, padre Colombo conclude la sua lettera ribadendo che la costruzione del Sud Sudan, 54.mo Stato africano proclamato indipendente il 9 luglio del 2011, “è un compito impegnativo per tutti e tutti sono chiamati a crescere come una nazione, migliorando la comunione tra le persone. La Chiesa cattolica è impegnata in modo esclusivo in questa missione”. Nelle ultime righe del documento, quindi, il Sud Sudan viene affidato al “Dio della pace”, perché “ispiri e sostenga la fede del suo popolo”. (I.P)







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