I vescovi nigeriani denunciano il caro benzina: danneggia le fasce deboli
Il taglio dei sussidi statali alla benzina è intempestivo e “immorale”, perché penalizza
i cittadini nigeriani già alle prese con grandi difficoltà economiche, mentre avvantaggia
chi si è arricchito illecitamente sulle spalle dei poveri. Così i vescovi della provincia
ecclesiastica di Ibadan, in Nigeria, hanno espresso tutto il loro disappunto per la
decisione del governo di Abuja di non rinviare l’entrata in vigore del provvedimento,
il primo gennaio, nonostante le obiezioni sollevate anche dalla Conferenza episcopale.
L’esecutivo ha giustificato la misura con l’esigenza di tagliare la spesa pubblica,
ma come anticipato dalle numerose voci critiche, essa ha fatto immediatamente innalzare
i prezzi della benzina e di riflesso quelli di beni e servizi. Di qui la presa di
posizione dei vescovi della Provincia ecclesiastica di Ibadan, che in una dichiarazione
firmata dall’arcivescovo locale Felix Alaba Job rimproverano all’esecutivo di avere
privilegiato “le considerazioni economiche sulle implicazioni morali e l’immediato
interesse pubblico”. “Forse non è giusto attribuire tutti i mali della Nigeria al
governo (…), ma esso deve assumersi le sue responsabilità” per questa scelta, si legge
nella missiva diffusa martedì scorso. Secondo i presuli nigeriani “i poveri pagano
gli interessi egoistici di quei pochi che si sono arricchiti illecitamente in collusione
con chi è al potere”. A quest’ultimo proposito essi sollecitano il governo ad indagare
su eventuali casi di corruzione di funzionari pubblici prima dell’entrata in vigore
del provvedimento. Contro il taglio dei sussidi alla benzina si sono mobilitati i
sindacati del Paese che hanno indetto per lunedì 9 gennaio uno sciopero generale.
Manifestazioni di vario tipo – riferisce l’agenzia Misna - si stanno tenendo in tutte
le principali città e in maniera relativamente pacifica ad esclusione di un uomo ucciso
a Ilorin, capitale dello Stato di Kwara. Il centro di Kano, maggiore centro della
Nigeria settentrionale è stato occupato da centinaia di dimostranti. Finora, il presidente
nigeriano Goodluck Jonathan ha escluso la possibilità di tornare al sistema dei sussidi,
perché non più sostenibile. Lo scorso mese di dicembre, la Conferenza episcopale nigeriana
aveva già espresso le sue forti perplessità sulla misura, chiedendo al governo di
avviare una vasta consultazione pubblica prima di procedere ai tagli. I vescovi avevano
inoltre rilevato che i soldi risparmiati con l’eventuale abolizione del sussidio dovrebbero
essere impiegati per migliorare le infrastrutture, il servizio sanitario, le scuole
e l’agricoltura e a compensare le fasce sociali più povere. (L.Z.)