Pakistan: il caso di Asia Bibi, “un ponte fra cristiani e musulmani”, ricordando Salman
Taseer
Il caso di Asia Bibi, vittima innocente dell’abuso della legge sulla blasfemia, dev’essere
“un ponte, non un muro, tra musulmani e cristiani”, che possono allearsi “per salvare
insieme una vita umana”. Lo afferma, in una nota inviata all’agenzia Fides, la “Masihi
Foundation” (Mf), Ong che difende in Pakistan i diritti dei cristiani e che si occupa
dell’assistenza legale di Asia Bibi. La Fondazione ha organizzato oggi a Lahore una
conferenza e una veglia di preghiera in ricordo del governatore Salman Taseer, un
musulmano, nel primo anniversario del suo omicidio, avvenuto il 4 gennaio 2010 a Islamabad,
per mano della guardia del corpo Mumtaz Qadri. La Fondazione ricorda che, a un anno
al delitto, “l'assassino reo confesso è stato condannato, ma è considerato da alcuni
un eroe, mentre un ex giudice capo dell’Alta Corte di Lahore lo sostiene nel ricorso
all’Alta Corte per la sua liberazione”. Come riferito a Fides, una parte della conferenza
è stata dedicata al caso di Asia Bibi. Era infatti presente l’avvocato della donna,
S.K. Chaudhry, un musulmano, che ha raccontato: “Sto portando avanti il caso, per
conto della Masihi Foundation . Priorità è la sicurezza di Asia, la sua vita e la
sua libertà, che perseguiremo con tutti i mezzi legali. Stiamo preparando il ricorso
all’Alta Corte. Abbiamo fiducia nel sistema legale del Pakistan, al fine di dimostrare
con delle prove che Asia è innocente”. “Nel caso di Asia Bibi – spiega la nota della
Mf – la legge sulla blasfemia è stata abusata. La Mf vuole solo salvare una vita innocente.
Questo non è "contro" qualcuno: noi abbiamo molto rispetto nei confronti dell'Islam,
verso il profeta Maometto e verso ogni religione. Per questo invitiamo tutte le persone
buona volontà, musulmani e cristiani, a difendere Asia Bibi e quanti che, come lei,
sono innocenti. Molti musulmani sono stati vittime ingiuste della legge sulla blasfemia:
sono la maggioranza nei circa 1.000 casi registrati dal 1986 a oggi”. La Mf si dichiara
“pronta a difendere un musulmano, vittima innocente della blasfemia”, affermando che
“intende promuove il dialogo interreligioso e colmare le distanze tra comunità diverse”.
“Ringraziamo tutti coloro che si sono interessati al caso di Asia. Siamo particolarmente
grati a Papa Benedetto XVI per la preghiere ma anche a Vescovi, preti, suore cristiani
di tutto il mondo, ma anche ai fedeli musulmani, che continuano a mostrare supporto
spirituale ad Asia bibi”, conclude la nota della Mf. Haroon Barkat Masih, Direttore
della Mf, commenta: “Il caso di Qadri e il caso di Asia Bibi sono speculari. Tutti
e due mostrano l’immobilismo del governo che resta bloccato dai condizionamenti dei
partiti e dei gruppi religiosi islamici estremisti, anche perché nel paese si avvicinano
le elezioni. Le minoranze religiose, intanto, sono sempre all’ultimo posto della società.
Confidiamo nella giustizia, ma chiediamo un aiuto alla comunità internazionale”. Dal
canto suo il domenicano padre James Channan, direttore del “Dominican Peace Center”
di Lahore afferma che “a un anno dalla morte del governatore Salman Taseer, ucciso
il 4 gennaio 2011, nulla è cambiato. I difensori dei diritti umani hanno paura e sono
ridotti al silenzio. La legge sulla blasfemia appare intoccabile. Nulla è cambiato
– spiega – perché gli estremisti sono molto forti. Il governo non è capace di fermarli.
E’ gente che si fa giustizia da sola. In questa fase non si può fare nulla. I fanatici
hanno potere, la politica e il sistema giudiziario stanno dalla loro parte”. (R.P.)