Afghanistan: talebani pronti a negoziare ma le stragi non si fermano. Gli Usa aprono
su Guantanamo
Il governo afghano saluta con favore l’iniziativa negoziale dei talebani che hanno
comunicato che sarà aperto un tavolo in Qatar per far partire negoziati di pace. Gli
Stati Uniti sarebbero anche disposti a liberare alcuni capi talebani detenuti a Guantanamo
dopo la richiesta in tal senso venuta degli ex studenti coranici. Intanto sul terreno
continuano gli attentati: nelle ultime 36 ore nella regione di Kandahar sono morte
12 persone. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con Andrea Margelletti
presidente del Centro Studi Internazionali:
R. - Il primo
punto è che il Quatar sta diventando sempre più uno degli attori principali degli
scenari internazionali dal Medio Oriente al Nord Africa. Ricordiamo l’impegno non
formale che il Quatar ha avuto durante il conflitto in Libia che ha portato alla caduta
di Gheddafi. Dall’altro punto di vista, è un segnale di indiscutibile forza del gruppo
dei talebani, che sanno e sentono che la coalizione internazionale sta per lasciare
l’Afghanistan, e quindi sono pronti per darsi nuovamente una "patina" di legalità.
D.-
Dieci anni di violenze nel Paese, la presenza della coalizione internazionale che
cosa ci dice questa iniziativa che guarda al Quatar?
R. – Per l’Occidente
è comunque il segnale di un’occasione perduta: la coalizione internazionale per molti
anni ha fatto sì che tutti si focalizzassero solo sull’aspetto strettamente militare
del conflitto, quando in realtà la soluzione non poteva essere che politica, e a livello
soprattutto regionale. E’ un’occasione persa per fare qualcosa di diverso rispetto
al passato. Qualunque governo italiano – lo ha sempre sostenuto - bisognava stare
in Afghanistan insieme agli afghani: è stato fatto, ma probabilmente ci hanno ascoltato
tardi.
D. - Gli Stati Uniti si sarebbero detti disposti a liberare alcuni
dei capi talebani detenuti a Guantanamo, richiesta avanzata proprio dagli ex studenti
coranici…
R. - Da parte dell’amministrazione americana c’è la voglia
di chiudere la parentesi afghana che in un momento di drammatica crisi economica e
internazionale pesa moltissimo sul bilancio. La decisione è poi calata all’interno
di un anno elettorale, dove l’amministrazione americana, vuole capitalizzare al meglio
qualunque risultato pur di essere rieletta. Quanto accade fa capire come gli Stati
Uniti, in questo momento, siano in debito di ossigeno e come anche tanti altri Paesi
stiano cercando in qualche maniera, di uscire dal pantano afghano.
D.
- Da una parte la strategia delle bombe, ma in realtà il dialogo con gli insorti comunque
non è mai cessato..
R. - Non è mai cessato a livello di diplomazia parallela,
di intelligence… Questo dialogo inizia a portare alcuni frutti.
D. -
Ma il governo Karzai quanto sarà forte, in questa tornata di colloqui?
Il
governo Karzai sta già guardando agli altri attori regionali come l’India e come la
Cina e alla Russia, perché sanno bene che i Paesi dell’occidente sono intenzionati
a dare un supporto poco più di facciata nei prossimi quindici, venti anni, a differernza
dei russi, dei cinesi, degli indiani e dei pakistani che rimarranno lì, anche geograficamente
naturalmente. Ribadisco è un’occasione persa per l’Occidente, la seconda grande occasione
persa dopo l’Iraq. (bi)