"Tassa ingiusta": così mons. Perego sul contributo per il permesso di soggiorno
In molti criticano la tassa sul permesso di soggiorno che, a partire dal 30 gennaio,
colpirà gli stranieri in Italia. Il servizio di Francesca Sabatinelli:
“Una gravissima
penalizzazione”. Così molte associazioni che lavorano al fianco degli immigrati definiscono
il contributo per il rilascio dei permessi di soggiorno stabilito dal precedente governo
Berlusconi e che entrerà in vigore il 30 gennaio prossimo. La nuova tassa è divenuta
realtà dopo la firma del decreto, nell’ottobre scorso, da parte degli allora ministri
dell’Interno e dell’Economia, Maroni e Tremonti, e dopo la pubblicazione del 31 dicembre
scorso in Gazzetta Ufficiale. Ciò comporterà che gli immigrati presenti in Italia
dovranno pagare una cifra che andrà dagli 80 ai 200 euro ogni volta che chiederanno
o rinnoveranno il permesso di soggiorno. Dal pagamento saranno esentate alcune categorie,
come i minori o i richiedenti asilo. Mons. Giancarlo Perego,
direttore di Migrantes:
R. – E’ una tassa non solo inopportuna in questo
momento di crisi, che colpisce profondamente gli immigrati, ma è anche una tassa ingiusta,
che aggrava ulteriormente una serie di tasse legate a un qualsiasi documento di identità,
penalizzando soltanto gli immigrati nel nostro Paese. Una seconda osservazione è che,
proprio perché siamo in una situazione di crisi economica, credo che, qualora ci sia
un contributo aggiuntivo – stimato in oltre 200 milioni di euro oltre ai 100 milioni
che gli immigrati versano ogni anno per le tasse di soggiorno – il suggerimento è
quello di costituire un fondo di solidarietà presso il Ministero del Lavoro e delle
Politiche sociali o presso il Ministero della Cooperazione internazionale e dell’integrazione,
ad esempio a favore dei ricongiungimenti familiari, a favore dell’acquisto e del cambio
della casa. Oppure, si può utilizzare questo fondo anche per progetti di integrazione
scolastica per gli oltre 700 mila studenti che, come sappiamo, molte volte non sono
sostenuti in questo percorso integrativo. Ridurre questa tassa a un contributo aggiuntivo
alla gestione della sicurezza, in questo momento mi pare davvero inopportuno.
D.
– Questo contributo è un’eredità del passato governo Berlusconi: l’esecutivo di Mario
Monti dovrebbe quindi ripensarci?
R. – Dovrebbe perlomeno indirizzare,
in maniera corretta una decisione che era stata presa già precedentemente, in modo
tale che queste risorse possano comunque andare a favore degli immigrati. Occorre
prendere in considerazione politiche migratorie che guardino soprattutto al tema dell’integrazione.
(vv)
E’ assurdo che a pagare siano le categorie più deboli, denuncia
l’Associazione nazionale per l’immigrazione in Italia onlus, composta da oltre 500
avvocati, presenti in tutte le province italiane, che si preoccupano di fornire assistenza
giuridica agli immigrati. Mario Pavone ne è il presidente:
R.
– L’attuale governo Monti avrebbe potuto differire l’entrata in vigore di questa norma
perché, nell’ottica di una sequenza di norme punitive, si rivela essere ulteriormente
punitiva nei confronti della presenza degli stranieri in Italia. Il governo Monti
avrebbe dovuto introdurre, tra le varie norme, una norma che faccia sì che vi possa
essere l’emersione dal lavoro nero: una norma che consenta la regolarizzazione di
tutti coloro che sono stati regolarizzati in precedenza, ma non hanno ancora ottenuto
il permesso di soggiorno – e si tratta di oltre 340 mila soggetti, riferendoci della
regolarizzazione del 2007. E anche una norma che interessi le badanti che nel 2009
vennero regolarizzate in 320 mila quando le domande presentate riguardavano 650 mila
soggetti.
D. – Secondo lei, quali conseguenze pratiche potrebbero derivare
dall’entrata in vigore di questo decreto, non solo sulla vita degli immigrati ma anche
sul loro rapporto con l’Italia?
R. – Il vero e unico problema è che
ciò che potrebbe derivarne è una sorta di estraneità dal sistema-Stato e quindi non
andrebbe di certo a favorire quella che è l’integrazione degli stranieri nel contesto
statuale. Gli stranieri non possono ribellarsi in alcun modo perché nessuno si è preoccupato
di creare un organismo intermedio tra Stato-apparato e stranieri, che consentisse
un dialogo con le varie comunità – almeno quelle principali – per dar loro modo di
esprimersi sui vari provvedimenti che vengono assunti sulla loro pelle.
D.
– Molti italiani, però, pensano che gli immigrati non facciano i sacrifici che invece
vengono chiesti a loro…
R. – Questo non corrisponde a verità. Com’è
stato autorevolmente sostenuto dall’ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio
Ciampi, e dall’attuale presidente, Giorgio Napolitano, gli stranieri contribuiscono
al bilancio dello Stato e, attraverso la tassazione, contribuiscono a sostenere l’impianto-Stato,
il nostro welfare. L’intero sistema scolastico non reggerebbe più se non ci fosse
la presenza dei bambini stranieri nelle aule. Non capisco come, in un momento di crisi
in cui si cerca in tutti i modi di evitare una tassazione, si arrivi a punire una
categoria di soggetti deboli come quella degli stranieri, privi di un sistema-famiglia
come quello che abbiamo noi. (vv)