Don Dal Molin: dopo le Gmg più giovani intraprendono cammini di discernimento vocazionale
“Rispondere all’Amore... si può. Le vocazioni dono della carità di Dio”: è il tema
su cui riflettono circa un migliaio di partecipanti ai tre giorni del Convegno Nazionale
Vocazionale che prende il via oggi a Roma. L’incontro parte dal messaggio di Benedetto
XVI per la 49.ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che si tiene il
29 aprile, come spiega don Nico Dal Molin, direttore del Centro Nazionale Vocazioni
della Conferenza episcopale italiana, che ha organizzato il convegno. L’intervista
è di Debora Donnini:
R. – Il senso
è legato al tema che il Papa propone per la prossima Giornata Mondiale di Preghiera
per le Vocazioni: "Le vocazioni dono della Carità di Dio". Allora, sviluppando questa
tematica, abbiamo pensato che fosse importante vedere anche l’altra faccia della medaglia:
se le vocazioni sono un dono dell’amore di Dio, noi diciamo che rispondere a questo
Amore si può.
D. – Quante sono le vocazioni sacerdotali e alla vita
religiosa in Italia? Stanno aumentando o diminuendo?
R. – Noi veniamo
da lunghi anni di emergenza vissuta proprio su queste difficoltà vocazionali ma da
un paio di anni direi che il trend sta decisamente evolvendo in positivo: lo scorso
anno in Italia le ordinazioni sacerdotali diocesane sono state 405. In questo senso
c’è un piccolo recupero di qualche decina di unità e questo ci dice che c’è un’inversione
che ormai si sta decisamente consolidando e che riguarda anche la presenza all’interno
dei Seminari che, anche in questo caso, è decisamente in aumento: concretamente nella
Filosofia e nella Teologia dei Seminari diocesani, ci troviamo con circa 3 mila presenze
in tutta Italia. Purtroppo fa da contrappeso il calo delle vocazioni alla Vita religiosa,
che – soprattutto per la parte femminile – rappresenta un calo veramente molto netto
e talvolta anche drammatico.
D. – In un mondo, appunto, sempre più
secolarizzato, quali sono per la Chiesa italiana i modi e anche dei nuovi modi attraverso
i quali portare avanti la pastorale vocazionale? E in questo senso sono importanti,
per esempio, esperienze come le Giornate mondiali della Gioventù?
R.
– Ho partecipato all’ultima Giornata mondiale della Gioventù di Madrid e assistiamo
ad un fenomeno molto incoraggiante: dopo le Gmg, mediamente, nelle diocesi che offrono
dei cammini di approfondimento dell’esperienza della Giornata mondiale, c’è un raddoppio,
se non addirittura un triplicarsi, del numero dei giovani che chiedono di fare questi
cammini di accompagnamento vocazionale e di discernimento. Non è detto, poi, che tutti
questi giovani approdino all’essere sacerdoti o consacrati, ma è significativo il
dato che vi sia un interrogarsi molto più profondo.
D. – Secondo voi,
nella fioritura di vocazioni, quanto sono importanti i movimenti ecclesiali e le nuove
comunità e la famiglia cristiana?
R. – Per quanto riguarda i movimenti,
c’è sicuramente un dato straordinariamente positivo ed è la freschezza di una riscoperta
del Vangelo, del Vangelo della vocazione nel senso più ampio di questa parola. Questo
ci sta indicando il bisogno di ritrovare una modalità di maggior coinvolgimento all’interno
delle parrocchie che talvolta, purtroppo, invece langue. Per quanto riguarda la famiglia
devo dire che anche in questo caso noi abbiamo un occhio privilegiato di collaborazione:
c’è una specie di triade che sta lavorando insieme - giovani, famiglia e vocazioni
– proprio perché non c’è vocazione che nasca fuori dalla famiglia. (mg)