Africa in primo piano nei piani del nuovo direttore della Fao, Graziano da Silva
“Abbiamo risorse limitate”, che concentreremo in particolare sull'Africa: lo ha affermato
José Graziano da Silva, nuovo direttore generale della Fao, che insediatosi ieri ha
tenuto questa mattina a Roma la sua prima conferenza stampa. A seguirla per noi c’era
Roberta Gisotti:
61 anni,
agronomo, il brasiliano José Graziano da Silva, personaggio di spicco sotto la presidenza
Lula, è il primo direttore generale latinoamericano della Fao, la più grande agenzia
dell’Onu, dedicata a sradicare la fame nel mondo. 3600 dipendenti, poco più della
metà nella sede centrale di Roma, il resto in oltre cento Paesi. Già ministro per
la Sicurezza alimentare nel suo Paese, "padre" del rivoluzionario programma brasiliano
“Fame zero”, da Silva succede al senegalese Jacques Diouf – per ben 18 anni alla guida
della Fao – e dopo l’altrettanto lungo mandato del libanese Edouard Saouma. Per questo,
il primo mandato di da Silva è stato fissato fino al 2015, proprio allo scadere del
famoso obiettivo del Millennio, fissato dalle Nazioni Unite per dimezzare il numero
degli affamati nel mondo. Ma questi – sappiamo invece – sono perfino aumentati da
800 a 925 milioni.
Che cosa potrà fare da Silva? “Non abbiamo tempo
da perdere – ha detto oggi, nel suo primo incontro con la stampa – dobbiamo recuperare
il tempo perduto, ma la Fao da sola non può centrare l’obiettivo”. “Sarà un anno pieno
di sfide”, ha aggiunto, elencando i cinque pilastri del suo programma: eradicare la
fame, aumentare la sostenibilità delle produzioni e dei consumi alimentari, accrescere
la cooperazione Sud-Sud, riformare la Fao decentrando le sue attività sul campo, riducendo
le spese amministrative e tagliando i costi eccessivi, creare una governance per la
sicurezza alimentare più efficace ed equa.
L’Africa rimarrà una priorità
rispetto all’America Latina, dove negli ultimi anni – ha osservato da Silva – si sono
ottenuti ottimi risultati nel settore agricolo. Due risposte in particolare ai giornalisti:
i biocarburanti, ha sostenuto, non sono un male assoluto, dipende dalle colture utilizzate
– come il mais – in eccesso. L’accaparramento delle terre da parte di grandi multinazionali
preoccupa soprattutto nei Paesi africani, privi di leggi a tutela dei propri territori:
per questo la Fao darà presto un quadro normativo mondiale. (Dal Palazzo
Fao, Roberta Gisotti)