India: per il nuovo anno la Chiesa chiede giustizia per le vittime dell'Orissa
Il nuovo anno deve portare un frutto prioritario: la giustizia per le vittime dei
massacri anticristiani avvenuti in Orissa: è quanto chiedono i cristiani indiani riuniti
nell’All India Christian Council (Aicc), organizzazione impegnata nella difesa dei
diritti dei credenti in India. Le cifre fornite all’agenzia Fides dalla Chiesa locale
in Orissa parlano da sole: sulle oltre 3.500 denunce presentate dopo i massacri del
2008, i casi registrati dalla polizia sono 827. Il numero delle relazioni finali,
presentate ai tribunali dopo le indagini, scende a 315 e i casi “chiusi con una condanna”
sono solo 68, con 412 persone condannate a pene lievi. I casi chiusi con una assoluzione
sono stati 140 e le persone assolte in tutto 1.900. I casi ancora in attesa di giudizio,
a tre anni dai tragici eventi, sono 304. Le cifre dicono che “la giustizia rimane
ancora un problema enorme per i circa 56.000 cristiani per i quali la vita è cambiata
radicalmente a partire dall’agosto del 2008”, commenta in una nota John Dayal, Segretario
esecutivo dell’Aicc. “Gli aggressori – ricorda – chiedevano loro di convertirsi all'induismo
e di bruciare una Bibbia come segno. Non lo hanno fatto e hanno preferito fuggire.
In 400 villaggi la presenza cristiana è stata del tutto cancellata, più di 5.600 case
e circa 295 chiese sono state bruciate, un centinaio di morti, alcune donne, tra cui
almeno una suora, violentate”. La tensione in Orissa oggi resta alta , aggravata dall'omicidio
di un assistente legale, ed ex catechista cattolico, Rabindra Parichha, che era coinvolto
nella protezione dei testimoni. Le violenze continuano: prima di Natale, nel villaggio
di Bujlimendi, la casa di Kaleswar Digal, 45enne cristiano con moglie e tre figli,
è stata data alle fiamme poco dopo la mezzanotte. Ora le 25 famiglie cristiane del
villaggio di 100 case vivono nella paura. Rabindra Parichha è il terzo leader cristiano
ad essere ucciso nel 2011, dopo l’omicidio dei due Pastori protestanti, Saul Pradhan
di Banjamaha (Raikia) e Minoketan Nayak di Midiakia (Baliguda). Secondo alcuni testimoni
oculari, Manoj Pradhan, membro dell'assemblea legislativa dello stato di Orissa, e
primo imputato in diversi casi di omicidio, è passato da un villaggio all'altro istigando
elementi antisociali a “eliminare tutti i leader cristiani di Kandhamal”. La polizia
– denuncia l’Aicc – è anche sorda alle denunce dei discorsi di odio, che avvengono
regolarmente in manifestazioni di gruppi estremisti indù. “La cosa più triste oggi
in Orissa è la mancata dispensa della giustizia, specialmente nei tribunali, dove
non una sola persona è stata finora condannato per omicidio, soprattutto perché i
testimoni sono stati costretti al silenzio e la polizia ha presentato ben poche prove,
dopo indagini scadenti”, conclude Dayal.(R.P.)