Carceri, altri due suicidi a Capodanno. Intervista con don Spriano
E’ sempre alta in Italia l’emergenza carceri. A Capodanno ci sono stati altri due
suicidi che hanno fatto salire a 66 quelli avvenuti nel 2011. In tutto sono state
183 le morti nelle carceri italiane, dove vivono più di 68 mila detenuti a fronte
di 45 mila 654 posti disponibili. Un’emergenza che è stata messa in evidenza anche
dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nel discorso di fine anno. Debora Donnini
ha intervistato don Sandro Spriano, cappellano del carcere di Rebibbia:
R. – Interventi
veramente efficaci per poter abbassare il numero impressionante di detenuti ancora
non ce ne sono. Quindi, la situazione rimane assolutamente drammatica. C’è però da
dire anche che i suicidi non dipendono soltanto dal fatto di essere in tanti in carcere,
anzi da questo dipendono poco.
D. – Da cosa dipendono per lo più, allora?
R.
– I suicidi dipendono dal fatto spesso finiscono in carcere molte persone fragili,
deboli, con problemi psicologici, con problemi familiari, le quali non reggono a un
impatto così duro e la loro fragilità fa fare scelte drammatiche.
D.
– Nella sua recente visita al carcere di Rebibbia, il Papa ha messo in evidenza –
sempre nel rispetto della giustizia – l’importanza delle pene alternative. Questo,
secondo lei, è il nodo centrale?
R. – Sì: è uno dei nodi centrali, perché
oggi si sanziona tutto con il carcere: è più facile, costa meno. Questo, però non
porta da nessuna parte; anzi porta all’imbarbarimento della nostra civiltà. Noi come
società dobbiamo lavorare – perché questo tocca a noi, non tanto al governo – così
da sviluppare una capacità di accoglienza: perché qualsiasi misura che possa essere
veramente importante per diminuire il numero dei detenuti richiede poi l’accoglienza
da parte di noi cittadini liberi. Se manca questo, non c’è misura che riesca a risolvere.
(gf)