I testi dell'omelia e dell'Angelus del Papa nella Solennità di Maria Santissima Madre
di Dio
Omelia del Papa per la Messa in San Pietro nella nella Solennità di Maria Santissima
Madre di Dio:
Cari fratelli e sorelle!
Nel primo giorno dell’anno,
la liturgia fa risuonare in tutta la Chiesa sparsa nel mondo l’antica benedizione
sacerdotale, che abbiamo ascoltato nella prima Lettura: “Ti benedica il Signore e
ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” (Nm 6,24-26). Questa benedizione
fu affidata da Dio, tramite Mosè, ad Aronne e ai suoi figli, cioè ai sacerdoti del
popolo d’Israele. E’ un triplice augurio di luce, che promana dalla ripetizione del
nome di Dio, il Signore, e dall’immagine del suo volto. In effetti, per essere benedetti
bisogna stare alla presenza di Dio, ricevere su di sé il suo Nome e rimanere nel cono
di luce che parte dal suo Volto, nello spazio illuminato dal suo sguardo, che diffonde
grazia e pace.
Questa è l’esperienza che hanno fatto anche i pastori
di Betlemme, che compaiono ancora nel Vangelo di oggi. Hanno fatto l’esperienza di
stare alla presenza di Dio, della sua benedizione non nella sala di un maestoso palazzo,
al cospetto di un grande sovrano, bensì in una stalla, davanti ad un “bambino adagiato
nella mangiatoia” (Lc 2,16). Proprio da quel Bambino si irradia una luce nuova, che
risplende nel buio della notte, come possiamo vedere in tanti dipinti che raffigurano
la Natività di Cristo. E’ da Lui, ormai, che viene la benedizione: dal suo nome –
Gesù, che significa “Dio salva” – e dal suo volto umano, in cui Dio, l’Onnipotente
Signore del cielo e della terra, ha voluto incarnarsi, nascondere la sua gloria sotto
il velo della nostra carne, per rivelarci pienamente la sua bontà (cfr Tt 3,4).
La
prima ad essere ricolmata di questa benedizione è stata Maria, la vergine, sposa di
Giuseppe, che Dio ha prescelto dal primo istante della sua esistenza per essere la
madre del suo Figlio fatto uomo. Lei è la “benedetta fra le donne” (Lc 1,42) – come
la saluta santa Elisabetta. Tutta la sua vita è nella luce del Signore, nel raggio
d’azione del nome e del volto di Dio incarnato in Gesù, il “frutto benedetto del [suo]
grembo”. Così ce la presenta il Vangelo di Luca: tutta intenta a custodire e meditare
nel suo cuore ogni cosa riguardante il suo figlio Gesù (cfr Lc 2,19.51). Il mistero
della sua divina maternità, che oggi celebriamo, contiene in misura sovrabbondante
quel dono di grazia che ogni maternità umana porta con sé, tanto che la fecondità
del grembo è sempre stata associata alla benedizione di Dio. La Madre di Dio è la
prima benedetta ed è Colei che porta la benedizione; è la donna che ha accolto Gesù
in sé e lo ha dato alla luce per tutta la famiglia umana. Come prega la Liturgia:
“sempre intatta nella sua gloria verginale, ha irradiato sul mondo la luce eterna,
Gesù Cristo nostro Signore” (Prefazio della B.V. Maria I).
Maria è madre
e modello della Chiesa, che accoglie nella fede la divina Parola e si offre a Dio
come “terra buona” in cui Egli può continuare a compiere il suo mistero di salvezza.
Anche la Chiesa partecipa al mistero della divina maternità, mediante la predicazione,
che sparge nel mondo il seme del Vangelo, e mediante i Sacramenti, che comunicano
agli uomini la grazia e la vita divina. In particolare nel sacramento del Battesimo
la Chiesa vive questa maternità, quando genera i figli di Dio dall’acqua e dallo Spirito
Santo, il quale in ciascuno di essi grida: “Abbà! Padre!” (Gal 4,6). Come Maria, la
Chiesa è mediatrice della benedizione di Dio per il mondo: la riceve accogliendo Gesù
e la trasmette portando Gesù. E’ Lui la misericordia e la pace che il mondo da sé
non può darsi e di cui ha bisogno sempre, come e più del pane.
Cari
amici, la pace, nel suo senso più pieno e più alto, è la somma e la sintesi di tutte
le benedizioni. Per questo quando due persone amiche si incontrano si salutano augurandosi
vicendevolmente la pace. Anche la Chiesa, nel primo giorno dell’anno, invoca in modo
speciale questo bene sommo, e lo fa, come la Vergine Maria, mostrando a tutti Gesù,
perché, come afferma l’apostolo Paolo, “Egli è la nostra pace” (Ef 2,14), e al tempo
stesso è la “via” attraverso la quale gli uomini e i popoli possono raggiungere questa
meta, a cui tutti aspiriamo. Portando dunque nel cuore questo profondo desiderio,
sono lieto di accogliere e di salutare tutti voi, che nell’odierna XLV Giornata Mondiale
della Pace siete convenuti nella Basilica di San Pietro: i Signori Cardinali; gli
Ambasciatori di tanti Paesi amici, che, più che mai in questa lieta occasione, condividono
con me e con la Santa Sede la volontà di rinnovare l’impegno per la promozione della
pace nel mondo; il Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace,
che con il Segretario e i Collaboratori lavorano in modo speciale per questa finalità;
gli altri Presuli ed Autorità presenti; i rappresentanti di Associazioni e Movimenti
ecclesiali e tutti voi, fratelli e sorelle, in particolare quanti tra voi lavorano
nel campo del’educazione dei giovani. Infatti – come sapete – la prospettiva educativa
è quella che ho seguito nel mio Messaggio di quest’anno.
“Educare i
giovani alla giustizia e alla pace” è compito che riguarda ogni generazione, e, grazie
a Dio, la famiglia umana, dopo le tragedie delle due grandi guerre mondiali, ha mostrato
di esserne sempre più consapevole, come attestano, da una parte, dichiarazioni e iniziative
internazionali e, dall’altra, l’affermarsi tra i giovani stessi, negli ultimi decenni,
di tante e diverse forme di impegno sociale in questo campo. Per la Comunità ecclesiale
educare alla pace rientra nella missione ricevuta da Cristo, fa parte integrante dell’evangelizzazione,
perché il Vangelo di Cristo è anche il Vangelo della giustizia e della pace. Ma la
Chiesa, negli ultimi tempi, si è fatta interprete di una esigenza che coinvolge tutte
le coscienze più sensibili e responsabili per le sorti dell’umanità: l’esigenza di
rispondere ad una sfida decisiva che è appunto quella educativa. Perché “sfida”? Almeno
per due motivi: in primo luogo, perché nell’era attuale, fortemente caratterizzata
dalla mentalità tecnologica, voler educare e non solo istruire non è scontato, ma
è una scelta; in secondo luogo, perché la cultura relativista pone una questione radicale:
ha ancora senso educare?, e poi educare a che cosa?
Naturalmente non
possiamo ora affrontare queste domande di fondo, alle quali ho cercato di rispondere
in altre occasioni. Vorrei invece sottolineare che, di fronte alle ombre che oggi
oscurano l’orizzonte del mondo, assumersi la responsabilità di educare i giovani alla
conoscenza della verità, ai valori fondamentali dell’esistenza, alle virtù intellettuali,
teologali e morali, significa guardare al futuro con speranza. E in questo impegno
per un’educazione integrale, entra anche la formazione alla giustizia e alla pace.
I ragazzi e le ragazze di oggi crescono in un mondo che è diventato, per così dire,
più piccolo, dove i contatti tra le differenti culture e tradizioni, anche se non
sempre diretti, sono costanti. Per loro, oggi più che mai, è indispensabile imparare
il valore e il metodo della convivenza pacifica, del rispetto reciproco, del dialogo
e della comprensione. I giovani sono per loro natura aperti a questi atteggiamenti,
ma proprio la realtà sociale in cui crescono può portarli a pensare e ad agire in
modo opposto, persino intollerante e violento. Solo una solida educazione della loro
coscienza può metterli al riparo da questi rischi e renderli capaci di lottare sempre
e soltanto contando sulla forza della verità e del bene. Questa educazione parte dalla
famiglia e si sviluppa nella scuola e nelle altre esperienze formative. Si tratta
essenzialmente di aiutare i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, a sviluppare una
personalità che unisca un profondo senso della giustizia con il rispetto dell’altro,
con la capacità di affrontare i conflitti senza prepotenza, con la forza interiore
di testimoniare il bene anche quando costa sacrificio, con il perdono e la riconciliazione.
Così potranno diventare uomini e donne veramente pacifici e costruttori di pace.
In
quest’opera educativa verso le nuove generazioni, una responsabilità particolare spetta
anche alle comunità religiose. Ogni itinerario di autentica formazione religiosa accompagna
la persona, fin dalla più tenera età, a conoscere Dio, ad amarlo e a fare la sua volontà.
Dio è amore, è giusto e pacifico, e chi vuole onorarlo deve anzitutto comportarsi
come un figlio che segue l’esempio del padre. Un Salmo afferma: “Il Signore compie
cose giuste, / difende i diritti di tutti gli oppressi. … Misericordioso e pietoso
è il Signore, / lento all’ira e grande nell’amore” (Sal 103,6.8). In Dio giustizia
e misericordia convivono perfettamente, come Gesù ci ha dimostrato con la testimonianza
della sua vita. In Gesù “amore e verità” si sono incontrati, “giustizia e pace” si
sono baciate (cfr Sal 85,11). In questi giorni la Chiesa celebra il grande mistero
dell’Incarnazione: la verità di Dio è germogliata dalla terra e la giustizia si è
affacciata dal cielo, la terra ha dato il suo frutto (cfr Sal 85,12.13). Dio ci ha
parlato nel suo Figlio Gesù. Ascoltiamo che cosa dice Dio: “egli annuncia la pace”
(Sal 85,9). Gesù è una via praticabile, aperta a tutti. E’ la via della pace. Oggi
la Vergine Madre ce lo indica, ci mostra la Via: seguiamola! E tu, Santa Madre di
Dio, accompagnaci con la tua protezione. Amen.
Le parole
del Papa all'Angelus:
Cari fratelli e sorelle!
Nella
liturgia di questo primo giorno dell’anno risuona la triplice benedizione biblica:
«Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo
volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace»
(Nm 6,24-26). Il volto di Dio noi lo possiamo contemplare, si è fatto visibile, si
è rivelato in Gesù: Egli è l’immagine visibile del Dio invisibile. E questo grazie
anche alla Vergine Maria, della quale oggi celebriamo il titolo più grande, quello
con cui partecipa in modo unico alla storia della salvezza: essere Madre di Dio. Nel
suo grembo il Figlio dell’Altissimo ha assunto la nostra carne, e noi possiamo contemplare
la sua gloria (cfr Gv 1,14), sentire la sua presenza di Dio-con-noi.
Iniziamo
così il nuovo anno 2012 fissando lo sguardo sul Volto di Dio che si rivela nel Bambino
di Betlemme, e sulla sua Madre Maria, che ha accolto con umile abbandono il disegno
divino. Grazie al suo generoso «sì» è apparsa nel mondo la luce vera che illumina
ogni uomo (cfr Gv 1,9) e ci è stata riaperta la via della pace.
Cari
fratelli e sorelle, come è ormai felice consuetudine, celebriamo quest’oggi la Giornata
Mondiale della Pace, la quarantacinquesima. Nel Messaggio che ho indirizzato ai Capi
di Stato, ai Rappresentanti delle Nazioni e a tutti gli uomini di buona volontà, e
che ha come tema «Educare i giovani alla giustizia e alla pace», ho voluto richiamare
la necessità e l’urgenza di offrire alla nuove generazioni adeguati percorsi educativi
per una formazione integrale della persona, inclusa la dimensione morale e spirituale
(cfr n. 3). Ho voluto sottolineare, in particolare, l’importanza di educare ai valori
della giustizia e della pace. I giovani guardano oggi con una certa apprensione al
futuro, manifestando aspetti della loro vita che meritano attenzione, come «il desiderio
di ricevere una formazione che li prepari in modo più profondo ad affrontare la realtà,
la difficoltà a formare una famiglia e a trovare un posto stabile di lavoro, l’effettiva
capacità di contribuire al mondo della politica, della cultura e dell’economia per
la costruzione di una società dal volto più umano e solidale» (n. 1). Invito tutti
ad avere la pazienza e la costanza di ricercare la giustizia e la pace, di coltivare
il gusto per ciò che è retto e vero (n. 5). La pace non è mai un bene raggiunto pienamente,
ma una meta a cui tutti dobbiamo aspirare e per la quale tutti dobbiamo operare.
Preghiamo
perché, nonostante le difficoltà che talvolta rendono arduo il cammino, questa profonda
aspirazione si traduca in gesti concreti di riconciliazione, di giustizia e di pace.
Preghiamo anche perché i responsabili delle Nazioni rinnovino la disponibilità e l’impegno
ad accogliere e favorire questo insopprimibile anelito dell’umanità. Affidiamo questi
auspici all’intercessione della Madre del “Re della Pace”, affinché l’anno che inizia
sia un tempo di speranza e di pacifica convivenza per il mondo intero.
Dopo
l’Angelus
Cari fratelli e sorelle, in questi giorni ho ricevuto
numerosi messaggi augurali: ringrazio tutti con affetto, specialmente per il dono
della preghiera. Un deferente augurio desidero indirizzare al Signor Presidente della
Repubblica Italiana, mentre all’intero popolo italiano formulo ogni miglior auspicio
di pace e di prosperità per l’anno appena iniziato.
Esprimo il mio apprezzamento
per le numerose iniziative di preghiera per la pace e di riflessione sul tema che
ho proposto nel Messaggio per l’odierna Giornata Mondiale. Ricordo in particolare
la Marcia di livello nazionale che si è svolta ieri sera a Brescia, come pure quella
promossa stamani a Roma e in altre città del mondo dalla Comunità di Sant’Egidio.
Saluto inoltre i giovani dell’Opera Don Orione e le famiglie del Movimento dell’Amore
Familiare, che stanotte hanno vegliato in preghiera in Piazza San Pietro.
À
vous tous, chers amis francophones, présents ici Place Saint-Pierre ou unis à nous
par la radio et la télévision, je souhaite une bonne et une sainte année 2012. En
ce premier jour de l’année nous célébrons la solennité de Sainte Marie, Mère de Dieu,
et la Journée mondiale de la paix. Dans notre monde si agité, tournons-nous vers Marie
avec confiance. Reine de la Paix, regarde avec tendresse tous tes enfants meurtris
par la violence, la guerre, les persécutions, et qui sont à la recherche d’un monde
plus fraternel ! Sois notre étoile et notre guide sur les chemins de la réconciliation,
de la justice et de la paix ! Avec ma Bénédiction Apostolique !
I offer
a warm welcome to the English-speaking pilgrims and visitors present for the Angelus,
as we cross the threshold of a new year. As today marks the World Day of Peace, I
invite all of you to join me in praying earnestly for peace throughout the world,
for reconciliation and forgiveness in areas of conflict, and for a more just and equitable
distribution of the world’s resources. May the Blessed Virgin Mary, whom we honour
today as Mother of God, always guide and protect us, helping us to grow in love for
her Son, our Saviour Jesus Christ. May God bless all of you!
Einen
herzlichen Neujahrsgruß richte ich an die Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher
Sprache. Ganz besonders grüße ich die Sternsinger aus dem Bistum Würzburg und alle,
die in diesen Tagen als Heilige Drei Könige die Weihnachtsbotschaft verkünden. Das
erste liturgische Fest des Jahres ehrt Maria, die Mutter Gottes. Voll Freude schauen
wir auf Maria, die Mutter des Erlösers, die der Herr auch uns zur Mutter gegeben hat.
In kindlicher Liebe wollen wir uns in diesem Jahr dem mütterlichen Schutz Marias anvertrauen,
damit sie uns immer mehr zu Jesus, ihrem Sohn, führe. Gott segne euch alle!
Saludo
cordialmente a los peregrinos de lengua española aquí presentes y a cuantos participan
en el rezo del Ángelus a través de la radio y la televisión. En este primer día del
año, la Iglesia contempla con fervor a María Santísima, Madre de Dios y madre nuestra,
y a su Inmaculado Corazón encomienda confiada el deseo de que brote por todas partes
la justicia y la paz y cesen las guerras, las divisiones y las enemistades entre los
hombres. ¡Feliz año nuevo!
Aos peregrinos de língua portuguesa, às suas
famílias e nações, desejo um Ano Novo feliz e santo, na paz de Cristo!
Serdecznie
witam i pozdrawiam Polaków. Życzę wszystkim dobrego Nowego Roku, bogatego w
Boże dary, w moc i światło Ewangelii. Bogu, który czuwa nad nami i nas prowadzi powierzamy
cały świat, Kościół, sprawy osobiste i nadzieję na lepszą przyszłość. Nasze prośby,
pragnienia i zamiary składamy w ręce Najświętszej Bożej Rodzicielki Maryi. Z serca
wam błogosławię. [Do il mio benvenuto e cordiale saluto a tutti i Polacchi.
A tutti formulo gli auguri di buon Anno Nuovo, ricco di doni di Dio, di forza e di
luce del Vangelo. A Dio che vigila su di noi e che ci guida affido il mondo intero,
la Chiesa, le preoccupazioni personali e la speranza per un futuro migliore. Nelle
mani della Beatissima Vergine Maria Madre di Dio deponiamo le nostre richieste, i
desideri e i nostri progetti. Vi benedico di cuore.]
Rivolgo infine
un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare agli amici e volontari
della Fraterna Domus di Roma. Auguro a tutti di iniziare il nuovo anno nella luce
e nella pace di Cristo Salvatore.