Giornata mondiale della pace. Benedetto XVI: dono da invocare e obiettivo da perseguire
senza stancarsi
Primo gennaio 2012: si celebra la 45.ma Giornata Mondiale della Pace sul tema “Educare
i giovani alla giustizia e alla pace”. Il Papa, in questa occasione e nella Solennità
di Maria Santissima Madre di Dio, presiede la Santa Messa alle 9.30 nella Basilica
Vaticana. In un mondo che conclude il 2011 con un “senso di frustrazione” per la crisi
“che sta assillando la società il mondo del lavoro e l’economia” - scrive Benedetto
XVI nel suo Messaggio per la Giornata - l’attenzione di tutti deve essere posta ai
giovani, “nella convinzione che essi con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale
possono offrire una nuova speranza al mondo”. Queste parole sono le ultime in ordine
di tempo di un itinerario di riflessioni spirituali e appelli concreti, costruito
in questi anni da Benedetto XVI. Alessandro De Carolis lo ripercorre in questo
servizio:
Verità, persona,
famiglia, creato, libertà. I pilastri solidi sui quali incardinare quel valore assoluto
e precario che è la pace. La road map tracciata finora dal Papa non per salvaguardare
la stabilità in una singola nazione, né per disinnescare un conflitto in un’area del
mondo, ma per il bene di tutta l’umanità. Un percorso a tappe rintracciabile nelle
parole dedicate da Benedetto XVI alla pace ad ogni primo gennaio, a partire dal 2006,
dalla prima Messa presieduta nelle vesti di Pontefice. “Nella verità, la pace” è il
titolo del Messaggio di quell’anno e il Papa pianta con esso la pietra miliare di
quello che sarà il suo viaggio. “Per accogliere il dono della pace”, afferma, dobbiamo
guardare a Cristo, “il quale ci ha insegnato il ‘contenuto’ e insieme il ‘metodo’
della pace, cioè l’amore”. Ma pace e amore hanno bisogno di braccia e gambe. Hanno
bisogno della “persona umana” che – recita il titolo del Messaggio – è il “cuore della
pace”:
“Di fronte alle minacce alla pace, purtroppo sempre presenti,
dinanzi alle situazioni di ingiustizia e di violenza, che continuano a persistere
in diverse regioni della terra, davanti al permanere di conflitti armati, spesso dimenticati
dalla vasta opinione pubblica, e al pericolo del terrorismo che turba la serenità
dei popoli, diventa più che mai necessario operare insieme per la pace. Questa, ho
ricordato nel Messaggio, è ‘insieme un dono e un compito’ (n. 3): dono da invocare
con la preghiera, compito da realizzare con coraggio senza mai stancarsi”. (Omelia
primo gennaio 2007)
Dunque, la pace non può essere il nobile intento
di qualche eroe solitario, ma un obiettivo da costruire insieme, come corpo, come
famiglia. E “famiglia umana, comunità di pace” è il titolo del Messaggio 2008 e all’omelia
del primo gennaio Benedetto XVI ribadisce:
“Chi anche inconsapevolmente
osteggia l’istituto familiare (…) rende fragile la pace nell’intera comunità, nazionale
e internazionale, perché indebolisce quella che, di fatto, è la principale ‘agenzia’
di pace”. (Omelia primo gennaio 2008)
Individuati i protagonisti,
e l’ideale che li anima, bisogna rimboccarsi le maniche. “Combattere la povertà, costruire
la pace”, intitola il Papa il Messaggio per il 2009. C’è – osserva – una povertà scelta
da Dio, che per un misterioso disegno fa nascere suo Figlio in una stalla, è c’è “un’indigenza
che Dio non vuole e che va combattuta”. Quella delle mille miserie sparse sul pianeta,
che aspetta l’avvento di una “umanità nuova, capace, sempre e solo con la grazia di
Dio, di operare una ‘rivoluzione pacifica”:
“Una rivoluzione non
ideologica ma spirituale, non utopistica ma reale, e per questo bisognosa di infinita
pazienza, di tempi talora lunghissimi, evitando qualunque scorciatoia e percorrendo
la via più difficile: la via della maturazione della responsabilità nelle coscienze.”
(Omelia primo gennaio 2009)
Ma voler estirpare la povertà dalla
terra, senza preoccuparsi di proteggere la terra stessa è un controsenso. “Se vuoi
coltivare la pace, custodisci il creato”, scrive Benedetto XVI nel 2010. E per rendere
incisivo il suo discorso chiede a chi lo ascolta di guardare a chi la terra la gestirà
dopo di noi, ricevendola in condizioni spesso drammatiche, i bambini:
“Di
fronte alla loro condizione inerme, crollano tutte le false giustificazioni della
guerra e della violenza. Dobbiamo semplicemente convertirci a progetti di pace, deporre
le armi di ogni tipo e impegnarci tutti insieme a costruire un mondo più degno dell’uomo”.
(Omelia primo gennaio 2010)
E un mondo più degno dell’uomo lo è
se a quell’uomo è permesso di esprimere senza costrizioni la propria fede. La “libertà
religiosa” è “via per la pace”, ribadisce il Papa nel Messaggio di quest’anno. E all’omelia
del primo gennaio spiega:
“Là dove si riconosce effettivamente la
libertà religiosa, la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice e,
attraverso una sincera ricerca del vero e del bene, si consolida la coscienza morale
e si rafforzano le stesse istituzioni e la convivenza civile. Per questo la libertà
religiosa è via privilegiata per costruire la pace”. (Omelia primo gennaio 2011)