2011-12-29 14:20:32

L'"ottimismo" del Vaticano II: 50 anni fa la firma dell'"Humanae salutis" con cui Giovanni XXIII indiceva il Concilio


Il 25 dicembre di 50 anni fa, Giovanni XXIII firmava la Costituzione apostolica Humanae salutis con la quale veniva ufficialmente indetto il Concilio Vaticano II. Il prossimo anno, in ottobre, la Chiesa celebrerà i 50 anni dall’apertura dei lavori, ma già questo primo anniversario accende una nuova luce sul’importanza dell’assise che mezzo secolo fa cambiò per sempre il volto della Chiesa universale. Fabio Colagrande ne ha parlato con il teologo Marco Vergottini, esperto di Vaticano II:RealAudioMP3

R. – Rileggendo l'Humanae salutis, ci imbattiamo in un testo che non va dimenticato: vi si legge che il Concilio avrebbe cercato di contribuire alla soluzione dei problemi dell’età moderna, della fede, quindi in rapporto alla storia di oggi, affrontando anche le crisi che la cultura, la modernità viveva e vive. Tuttavia, è un testo sereno, è un testo venato di ottimismo. Questo è il dato che più sorprende: un ottimismo niente affatto ingenuo, ma accompagnato dall’invito alla Chiesa – una Chiesa che veniva dalla Guerra mondiale, dalle ideologie del Novecento – a confidare nel futuro. Certamente, il Concilio ha cambiato il linguaggio e Giovanni XXIII ha contribuito a cambiarlo. Primo, l'Humanae salutis è il primo testo nel quale viene ripresa la categoria evangelica dei “segni dei tempi”, cioè quei segni che il Signore mette di fronte come stimolo per la Chiesa a ripensare il suo rapporto con la storia. Secondo, c’è un riferimento agli uomini di buona volontà, a dire cioè che il messaggio del Concilio è anche a quei fratelli e sorelle che ancora non condividono questa appartenenza al Signore. E poi c’è un cenno, anche se implicito, a quelli che sono i profeti di sventura, coloro i quali in qualche modo non scorgono altro che tenebre nel presente, mentre il Papa dice: noi amiamo riaffermare la nostra incrollabile fiducia nel Divin Salvatore del genere umano.

D. – Sul vostro sito, "vivailconcilio.it", voi pubblicate una bella nota di mons. Capovilla, che fu segretario di Papa Giovanni XXIII, il quale sottolinea come in questa Humanae salutis ci sia già in filigrana la finalità del Concilio...

R. – Certo. C’è un tratto che qualifica in modo diverso, rispetto a quelli passati, il Concilio così come l’ha voluto Giovanni XXII. E' definito un "Concilio pastorale", cioè un Concilio che è convocato non già per reagire nei confronti di eresie, di scismi, di errori da condannare, ma un Concilio che deve trovare nuove forme per riuscire a proclamare la parola evangelica di sempre.

D. – L’imminente anniversario dell’apertura del Concilio, che vivremo l’11 ottobre 2012, ci invita a riflettere sull’attualità dei testi conciliari, sull’importanza di non trasformare questo anniversario in una semplice rivisitazione storica...

R. – Io credo che la Chiesa, per usare delle parole di Paolo VI – che è il grande artefice, nocchiero del Concilio – si trovi ancora nel cono di luce del Concilio Vaticano II. Giovanni XXIII nell'Humanae salutis parla del seme: “Questo è un piccolo seme”. Io credo che dopo ci sia stato un albero e si tratta oggi di fare una riflessione sui frutti che il Vaticano II ha lasciato. Il Concilio è stato una grande occasione per la Chiesa di rinnovare se stessa e di ripensare il suo ruolo di annuncio della fede oggi. Credo proprio che questo sia un invito a riprendere quella nuova evangelizzazione che tanto a cuore è stata nel messaggio di Giovanni Paolo II ed è fortemente rilanciata da parte di Benedetto XVI. (ap)







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