2011-12-28 17:20:16

Nigeria: Anche leader musulmani condannano gli attentati in Nigeria


Preoccupazioni delle cancellerie internazionali per una possibile escalation delle violenze
Leader musulmani condannano gli attentati in Nigeria
(L'Osservatore Romano)

Anche esponenti di spicco della comunità musulmana nigeriana condannano con forza gli attentati contro i cristiani avvenuti a Natale. Al termine, ieri, di un incontro con il presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, il sultano di Sokoto, Muhammad Saád Abubakar, guida spirituale dei musulmani del Paese africano e presidente del consiglio supremo della Nigeria per gli Affari islamici, ha affermato che «non esiste nessun conflitto tra islam e cristianesimo, ma solo tra persone malvagie che attaccano persone buone». Ma queste ultime — ha proseguito l’autorità religiosa di riferimento per tutti i musulmani nigeriani — «sono la maggioranza e devono unirsi per sconfiggere i cattivi». Al termine dei colloqui, Jonathan non ha rilasciato dichiarazioni, ma il suo consigliere per la Sicurezza nazionale ha chiesto ai cristiani di non reagire agli attentati.
In precedenza, la Jamàatu Nasril Islam (Jni), la principale organizzazione islamica, si era anch’essa dissociata dagli attentati, sottolineando che «l’islam è contro ogni tipo di violenza, anche come risposta agli attacchi cui sono spesso vittime i propri fedeli» e che gli attentati di Natale «sono un attacco ai principi e agli insegnamenti del Corano».
Per l’Associazione dei cristiani della Nigeria (Can), invece, «la situazione nel Paese è sempre più delicata e potrebbe degenerare». Un rischio — rilevano gli analisti — che allarma anche i politici nigeriani e le cancellerie internazionali, preoccupate che un’escalation delle violenze possa infiammare ulteriormente gli animi e accrescere le divisioni nel Paese, oltre a destabilizzare il Paese più popoloso dell’Africa con circa 160 milioni di abitanti e un peso massimo nello scacchiere geopolitico dell’area sub-sahariana.
Non è un caso che gli Stati Uniti, primo partner commerciale del Governo di Abuja, abbiano ribadito in queste ore le offerte di aiuto per affrontare uno dei momenti più critici da quando il Paese ha ottenuto l’indipendenza (1950). A gestire questa delicata fase è stato chiamato — e per molti osservatori internazionali non si tratta di una coincidenza — il primo presidente cattolico della Nigeria, il meridionale Goodluck Jonathan, originario dello Stato confederato di Bayelsa, nella regione del Delta del Niger, quella più ricca di petrolio, di cui la Nigeria è il primo produttore dell’Africa.
Intanto a Madalla, vicino alla capitale Abuja, la città maggiormente colpita dagli attentati di Natale e dei giorni della vigilia (110 morti in totale), la situazione stenta a tornare alla normalità. Gli abitanti sono tornati alle loro occupazioni (piccoli commerci, lavoro nei campi, donne che fanno il bucato, bimbi che sbarcano il lunario), ma in un contesto molto difficile. La strada principale, dove sorgeva la chiesa di Santa Teresa — distrutta da una bomba che ha ucciso almeno trentacinque persone — è bloccata e il traffico viene dirottato.
La zona è presidiata da centinaia di soldati e poliziotti in assetto da guerra con giubbotti antiproiettili. Tutto questo mentre circa centomila persone sono fuggite dalla città di Damaturu, nel nord est, dopo i sanguinosi scontri tra estremisti islamici e forze di sicurezza e gli attentati ai cristiani. Le violenze scoppiate a Damaturu nei giorni scorsi avrebbero provocato un centinaio di morti, secondo diverse fonti giornalistiche riprese dall’Ansa.








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